Una notte di guardia propone momenti magici ma anche momenti difficili. Il racconto del medico Angelo Giusto stavolta è dedicato ad un aspetto molto importante nel soccorritore, cioè la sfera emotiva, confrontata con i casi del soccorso.
Dr. Angelo Giusto MD
Medico dell’Emergenza
Un buon inizio…
La prima chiamata è alle 19.57, proprio a cavallo del cambio turno. Scoccia, perché a volte non si è ancora completamente pronti, non si è potuto controllare il materiale ed il mezzo, non si sono raccolte le consegne dai colleghi. In ogni caso, un saluto veloce a chi ci “cede il turno”, e si parte.
“Codice giallo pediatrico”.
Sembra che una bimba di quattro anni abbia ingerito (ingerito, non inalato!) un piccolo giocattolo, uno di quei “Winnie the Pooh” contenuti dentro quegli ottimi e famosissimi ovetti di cioccolato…Pochi minuti, e siamo a casa di Linda. Chi scrive, si occupa da tempo di medicina di emergenza pre-ospedaliera, e di emergenze pediatriche. Lo fa da qualche anno ma… mai avevamo ricevuto un’accoglienza del genere da una nostra piccola Paziente!
Non appena sono entrato in casa la piccola Linda mi viene incontro (o meglio: mi CORRE incontro!), e mi abbraccia le gambe, stretto stretto. Mi sorride, sta vicino a me, mi consente di visitarla; la storia dell’ingestione è verosimile, e Linda dovrà andare in ospedale, per rimuovere il giocattolino che ha davvero inghiottito! Quando siamo sotto casa, mentre ci dirigiamo verso l’ambulanza, mi dice: “No, io non voglio andare con quella, voglio andare con quella piccola (indicando l’automedica), voglio stare con te!” Accompagno Linda e la mamma in ambulanza, e le spiego perché non può venire con me. La saluto, e le nostre strade si separano.
La nottata prosegue…
Notte difficile, laboriosa e senza quasi un attimo di tregua. Niente di particolare, è lavoro, è “routine” (se così si può dire), tra un edema polmonare, un incidente mortale da gestire in Centrale, e alcune uscite che di emergenza hanno poco o nulla. La notte prosegue scandita dalle suonerie dei telefoni, dai fax che arrivano, dai numerosi caffè… Sono le ore 05.10, quando per l’ennesima uscita si annuncia un codice rosso traumatologico su strada. Ok, si parte.
In viaggio verso il target
Il primo aggiornamento è appena usciti, subito dopo la porta carraia dell’ospedale. Si tratta di un’auto contro un mezzo pesante, in un rettilineo tristemente noto per pregressi importanti incidenti, anche mortali. Il secondo aggiornamento segue di poco il primo. Ci sono due pazienti, nell’auto incastrata sotto il TIR. Si tratta di un giovane uomo, e di un bambino di circa 4 anni. Le condizioni sembrano molto gravi per entrambi. In macchina c’è silenzio. Andrea, l’infermiere che quella notte lavora con me è, oltre che un eccellente professionista, amico di lunga data.
Si arriva, e si lavora
La scena è davvero importante, si tratta di un impatto ad elevata energia, si dovrà tagliare la vettura a pezzi per estrarre gli occupanti, entrambi codici rossi. Non parlo e non parlerò degli aspetti sanitari o tecnici del soccorso. Non è quello che mi interessa, oggi. Entrambi i feriti raggiungono gli ospedali di destinazione. Entrambi sono molto gravi, ma entrambi si salveranno. Sulla via del ritorno. E’ l’alba, e si ritorna in ospedale, dopo aver accompagnato l’ultimo Paziente. I pensieri si rincorrono, e tornano a quell’abitacolo deformato, al piccolo Alessio coperto di sangue, che cerca la mamma e che chiama il suo papà, anch’egli incastrato, ferito e sanguinante. Dico al mio “socio” Andrea che – uffa, forse sono un po’ troppi anni che faccio questo lavoro, che con i bambini, poi… soprattutto da quando ne ho anche io…
Dico che mi mette male tornare a casa e trovare tutto a posto, e pensare ad Alessio… Il “socio” mi dice “Vai a casa e pensa a come ti ha abbracciato Linda ieri sera, quando siamo arrivati”.
Ci penso.
Il turno è finito.
Vado a casa.
Fonte: http://www.emergency-live.com/// |