La caratteristica peculiare che contraddistingue il Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE) è la sua estrema facilità d’uso. Il DAE, infatti, svolge in maniera totalmente automatica la parte prettamente “medica” dell’intervento sulla vittima, lasciando al soccorritore esclusivamente il compito di applicare gli elettrodi e di erogare la scossa, se necessaria, seguendo le istruzioni .
Questa è la ragione per cui il Legislatore ha consentito l’uso del DAE anche a personale non sanitario, purchè debitamente addestrato con un corso BLS-D.
Vediamo ora in maniera sintetica come si utilizza un Defibrillatore Semiautomatico (DAE).
In presenza della vittima di Morte Cardiaca Improvvisa, il soccorritore, dopo aver eseguito le manovre preliminari previste dalle Linee Guida per la Rianimazione Cardiopolmonare, deve accendere l’apparecchio e lasciarsi guidare dalle istruzioni vocali.
Prima di procedere con la defibrillazione è necessario eseguire un ciclo di Rianimazione Cardiopolmonare (RCP) con 30 compressioni e 2 insufflazioni per circa 2 minuti.
La prima manovra da compiere è l’applicazione degli elettrodi autoadesivi sulla cute del paziente. Un elettrodo va posto sotto la clavicola destra mentre l’altro al di sotto dell’area mammaria sinistra lungo la linea ascellare anteriore.
E’ fondamentale che aderiscano perfettamente alla cute, per cui se questa è bagnata va asciugata, vanno rimossi eventuali elementi che si interpongano al contatto (ad esempio cerotti) e se il torace è particolarmente villoso sarebbe opportuno radere le aree dove si posizionano le piastre.
Una volta posizionati gli elettrodi, il DAE esegue automaticamente l’analisi del ritmo cardiaco.
Già in questa fase, per evitare interferenze, il soccorritore e tutti i presenti sono invitati dalla voce del Defibrillatore ad allontanarsi dal paziente. Il rispetto delle norme di sicurezza è fondamentale e ne è responsabile diretto il soccorritore.
Se il DAE riconosce un ritmo cardiaco defibrillabile annuncia “shock consigliato”, si carica in pochi secondi ed, emettendo un suono di allarme, invita con comando vocale ad erogare lo shock.
A questo punto il soccorritore si accerta che nessuno, lui compreso, tocchi il paziente, dopodiché eroga la scarica premendo il pulsante che lampeggia.
La scarica non va in nessun caso erogata se vi è il sospetto che vi siano pericoli per la sicurezza (ad esempio paziente e soccorritori a contatto con una pozza d’acqua o con una struttura in metallo).
Dopo l’erogazione della scarica il Defibrillatore invita con comando vocale a riprendere immediatamente la Rianimazione Cardiopolmonare (RCP) che il soccorritore deve eseguire per 2 minuti.
Dopo 2 minuti dalla prima scarica il DAE procede nuovamente con l’analisi del ritmo cardiaco, durante la quale la RCP può essere interrotta per non interferire con il DAE.
Se persiste un ritmo defibrillabile il Defibrillatore comunica nuovamente “shock consigliato” e riprende la procedura precedentemente esposta.
Nel caso di un ripristino del ritmo cardiaco elettricamente corretto, o evoluzione in asistolia, il DAE indica “shock non consigliato” ed invita a riprendere immediatamente le manovre di RCP per altri 2 minuti.
I cicli di RCP non vanno mai interrotti se non per consentire al DAE l’analisi del ritmo o in presenza di chiari segni di ripresa del circolo (il paziente riprende a respirare).
Questo è importante perché anche dopo una defibrillazione efficace (ripristino di un ritmo valido), è necessario circa 1 minuto prima che il cuore sia in grado di generare un polso valido ed un adeguato circolo.
Durante questo periodo, se non si sostiene il circolo con l’RCP, si può avere un rapido ritorno alla fibrillazione ventricolare. Inoltre è dimostrato che il massaggio cardiaco di per sé non induce la fibrillazione ventricolare e non è pericoloso anche in presenza di circolo spontaneo.
Fonte: http://www.defibrillatori-per-primo-soccorso.com/ |
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