Tuta, occhiali e maschera. Lo zaino anti-contagio del 118
Nome in codice: Istruzione operativa 21. Traduzione: utenti con possibile contatto con il virus Ebola. È la procedura che gli operatori del 118 devono mettere in atto in caso di paziente «sospetto». Come funziona? Lo si è visto martedì sera, quando da Berlingo è arrivata la telefonata del paziente nigeriano a cui è stata poi diagnosticata la malaria. Quando arriva la telefonata al 118, l’operatore chiede per prima cosa i sintomi. Se coincidono con quelli dell’Ebola, si chiede se abbia soggiornato nei Paesi a rischio. In caso positivo, gli si domanda da quanto è rientrato in Italia, per capire se ci sia compatibilità con i tempi di incubazione della malattia, che vanno da 2 a 21 giorni.
Il falso allarme
Nel caso di martedì sera, il paziente era rientrato da pochi giorni dalla Nigeria. Paese che, proprio martedì, era stato cancellato dall’elenco dei Paesi a rischio-Ebola, fra i quali rimangono invece Sierra Leone, Liberia, Guinea-Conakry e Congo (in quest’ultimo, però, si tratta di un ceppo diverso del virus e localizzato in un’area molto remota). Per scrupolo, però, si è attivata comunque la procedura. A casa del malato sono state inviate automedica e ambulanza. Medico e infermiere hanno indossato le protezioni (tuta in tybec, guanti, occhiali e maschera Ffp3) e accompagnato in ambulanza il paziente al pronto soccorso del Civile. Nessun altro operatore viene in contatto diretto con il malato.
Al pronto soccorso il paziente avrebbe dovuto attendere, con una mascherina addosso e in una stanza separata, di essere preso in consegna dal personale dell’ospedale. Peccato che qualcuno, non si è ancora capito chi, abbia lanciato l’allarme («Via tutti, arriva un malato di Ebola»), provocando un fuggi fuggi generale nel pronto soccorso. La diagnosi di malaria è, in realtà, arrivata dopo pochi minuti, al reparto infettivi.
E se l’infezione da Ebola fosse stata invece confermata? In quel caso si sarebbe dovuto disinfettare l’ambulanza. Quanto a medico e infermiere, se la procedura di vestizione e svestizione delle protezioni è stata eseguita in modo corretto, nessun rischio (tuta, guanti, occhialoni eccetera vanno ovviamente buttati ed eliminati dopo l’uso).
Dotazione
Gli zainetti gialli e neri con la scritta «Dpi» (Dotazioni di protezione individuale), ciascuno con tre tenute anti-contagio complete e una decina di altre tute e mascherine di protezione, sono già presenti sulle automediche e presto arriveranno anche sulle ambulanze. «Al momento – spiegano alla centrale operativa del 118 – copriamo sette postazioni territoriali, ma in pochi giorni arriveremo a venti».
Ciò contro cui rischiano di non esserci invece protezioni è la psicosi, specie in vista dell’influenza invernale. «Speriamo almeno che l’influenza di quest’anno non dia complicazioni intestinali, sennò chissà quanti falsi allarmi» dice un medico del 118. Scherza, ma neanche troppo .
Fonte: http://brescia.corriere.it/ |
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