Definizione
La Vipera comune (Vipera aspis) è presente in tutto il Ticino, ma soprattutto sopra i 600 m/s/m. Raramente e solo in pochi luoghi specifici, si può incontrare anche la Vipera berus (o marasso). La Vipera ammodite è stata introdotta poche decine d’anni fa e ne esistono ora poche popolazioni.
Il morso di vipera è talvolta caratterizzato dalla presenza di due piccoli fori distanti circa 1 cm l’uno dall’altro, forse accompagnati dalle impronte degli altri denti mascellari, assenti se il morso è avvenuto attraverso calzettoni o pantaloni. Spesso comunque non è facile distinguere a occhio il punto in cui è avvenuto il morso in quanto la maggior parte delle morsicature viene inferta con un solo dente e le impronte dei denti mascellari risultano virtualmente invisibili. Per chi non è in grado di riconoscere i serpenti a prima vista, l’unico criterio di caratterizzazione del morso della vipera resta dunque il dolore locale acuto e prolungato.
Sintomi
solo in 30 casi su cento la vipera, mordendo la vittima per difesa, inocula una quantità di veleno tale da poter creare qualche problema all’essere umano. In tal caso, in seguito al morso, la vittima prova per lo più sintomi locali e qualche possibile sintomo generale.
- Sintomi locali: intenso dolore nella zona colpita, emorragia a chiazze, gonfiore dopo 10 minuti, crampi più o meno acuti
- Sintomi generali (rari): Dopo 30 minuti-1 ora: cefalea, malessere, senso di vertigine, calo della temperatura corporea, tachicardia, riduzione della pressione arteriosa fino allo stato di shock, vomito, diarrea. Nei casi più gravi: depressione respiratoria.
In quasi tutti i casi, il corpo umano si occupa di creare sufficienti anticorpi per contrastare l’intossicazione.Il primo segnale di gravità è dato dalla difficoltà della vittima a mantenere le palpebre aperte per interessamento del sistema nervoso centrale. |
Cosa fare
- Mantenere la calma, sdraiare e tranquillizzare la vittima: la mortalità è rarissima (contrariamente a quanto si creda comunemente) e per lo più in caso la vittima soffra già di patologie cardiache gravi.
- Per prima cosa occorre rallentare la diffusione del veleno in tutto l’organismo. Poiché frequentemente la parte colpita è un arto, apporre un bendaggio compressivo sulla ferita senza bloccare completamente la circolazione nell’arto e possibilmente steccare l’arto per ridurne i movimenti.
- Raffreddare l’arto (senza l’uso di ghiaccio direttamente sulla ferita) contribuirà a costringere i capillari rallentando la diffusione.
- Per aspirare il veleno usare apposite coppette aspiratrici reperibili in commercio.
- Lavare la ferita con acqua ossigenata o acqua semplice.
- Sotto controllo medico, somministrare anti istaminici, cortisone ed eventualmente vaccinare contro il tetano. Si consiglia una terapia a base di antibiotici
- Chiamare i soccorsi e/o trasportare la vittima a braccia o in barella al più vicino pronto soccorso. La si può anche far camminare ma in tutta tranquillità. In caso la presunta vipera responsabile sia stata accidentalmente uccisa (sono animali protetti) o catturata, portarla con sé per l’identificazione.
Se il bendaggio viene praticato in maniera efficace, la comparsa dei sintomi viene ritardata da una a sei ore circa. Valutare quindi il grado di intervento da praticare in relazione alla distanza dall’ospedale.
Cosa non fare
- Non sollevare l’arto colpito con cuscini o altri supporti.
- Non incidere la ferita: oltre al rischio di creare danni maggiori dello stesso morso, incidendo si aprono dei vasi sanguigni che favoriscono l’entrata in circolo del veleno.
- Non provare a succhiare per rimuovere il veleno: il soccorritore rischia a sua volta l’intossicazione se ha carie, piaghe della mucosa boccale o labbra screpolate.
- Non disinfettare la ferita con alcol, perchè il veleno di vipera forma composti tossici.
- Non somministrare siero antivipera: si può rischiare lo shock anafilattico: la scelta e l’attuazione di questa terapia sono di competenza medica, i medici opteranno certamente per una terapia sintomatica.
- Non somministrare antidolorifici che possono svolgere effetto anticoagulante e fungono da vasodilatatore favorendo la diffusione del veleno (ad es.: aspirina, FANS, cioè antinfiammatori non steroidei)
- Non somministrare o assumere alcolici (il famoso “grapin” che cura tutto).
In quasi tutti i casi, il corpo umano si occupa di creare sufficienti anticorpi per contrastare l’intossicazione.
Ringrazio per la collaborazione l’erpetologo Dario Cattaneo
Nel prossimo articolo impareremo a distinguere la vipera dal colubro (scurson) e da altri serpenti innoqui.