“Prenditi sei minuti per il tuo benessere”. Una proposta concreta per promuovere la salute e il benessere personale del soccorritore.
Gianpaolo Pellegrini
In questo preciso istante, nel punto stesso in cui ti trovi, c’è una casa con il tuo nome. Ne sei l’unico proprietario ma, molto tempo fa, ne hai perduto le chiavi. Così rimani chiuso fuori, e ne conosci soltanto la facciata. Non ci abiti. Questa casa, rifugio dei tuoi ricordi più nascosti, più lontani, è il tuo corpo.
(Thérèse Bertherat, Guarire con l’antiginnastica, ed. Mondadori, Milano 1978)
Premessa
La professione di soccorritore include caratteristiche specifiche quali per esempio un’attività fisica irregolare in cui si passa rapidamente, senza soluzione di continuità, da momenti particolarmente tranquilli ad altri dove il coinvolgimento fisico può essere molto intenso. Il soccorritore svolge la sua attività facendo largo uso del proprio corpo inteso sia in senso fisico sia nell’espressione comunicativa non verbale, nei gesti, nelle azioni, nelle espressioni che spesso possono mascherare stati d’animo altrimenti difficilmente reprimibili. Il soccorso in ambito preospedaliero si caratterizza anche per l’alto impatto emotivo, dovuto all’incontro con persone che stanno vivendo un momento della loro vita di particolare disagio e dolore. La gestione dello stress assume un’importanza rilevante, le decisioni vanno prese rapidamente, con determinazione e talvolta l’assunzione della responsabilità incide sullo stress personale del soccorritore.
Le decisioni vanno poi condivise con il resto dell’equipaggio attraverso un gioco di leadership sottile, non sempre evidente e scontato che talvolta non ottiene i risultati auspicati. Se l’attività fisica espone il soccorritore al rischio di infortuni l’incontro con la malattia lo può esporre al rischio di eventuali contagi. Una cattiva gestione dello stress può portare il soccorritore verso disturbi di tipo comportamentale con il rischio di somatizzare, di assumere su di sé il disagio vissuto dal paziente o di entrare in circoli viziosi di dipendenza.
La garanzia di copertura del servizio sull’arco delle ventiquattro ore impone l’attuazione di turni di lavoro sette giorni su sette lungo tutto l’arco dell’anno. Il ciclo veglia-sonno viene a essere alterato. L’alimentazione subisce anch’essa l’effetto di questi cambiamenti, si mangia male, in modo irregolare, in fretta e con l’ansia dell’intervento che incombe. Nel mese di ottobre del 2017 ho sottoposto a un gruppo di professionisti che hanno seguito la formazione per soccorritori diplomati della Scuola specializzata superiore in cure infermieristiche di Lugano (SSSCI) un breve questionario. Volevo sapere se c’è stata continuità, dopo il diploma, per rapporto alle riflessioni esplicitate, a proposito di salute e benessere, durante la formazione triennale. In tutto ho spedito 90 questionari. Ne sono rientrati 49 che corrisponde al 54,44%. Il questionario comprendeva domande inerenti la condizione fisica, la postura e l’alimentazione, nei due domini principali della vita del soccorritore, quello professionale e quello privato. Le domande sull’attività fisica hanno generato due risposte completamente diverse.
Nel tempo libero dal lavoro quasi la metà dei soccorritori ha confermato che riesce a svolgere attività fisica più di due volte durante la settimana. Se si aggiungono coloro che svolgono attività fisica almeno una volta la settimana, si arriva a quasi l’82%, un dato certamente confortante. Le percentuali si rovesciano specularmente nelle risposte alla domanda inerente la possibilità di svolgere attività fisica sul posto di lavoro. Solo due soccorritori su dieci riferiscono di riuscirci qualche volta mentre uno solo afferma di riuscirci sempre. Rimane quindi da fare un lavoro di sensibilizzazione, individuale e nei confronti dei datori di lavoro. Forse manca ancora la necessaria consapevolezza nei propri mezzi o magari è solo questione di promuovere un’adeguata cultura del corpo intesa come risorsa che permette di raggiungere un migliore equilibrio biologico, psicologico e sociale.
Nelle riflessioni conclusive di questa inchiesta l‘attenzione è stata posta sulla difficoltà nel prendersi cura di sé attraverso l’attività fisica o la frequenza a corsi in palestra, e sull’importanza del rinforzo muscolare. È stato esplicitato chiaramente da più parti il bisogno di aumentare le proprie conoscenze su esercizi e programmi per il mantenimento della condizione fisica. Si è auspicato un maggior coinvolgimento dei datori di lavoro in modo da poterli sensibilizzare maggiormente sulle problematiche della salute e del benessere del proprio personale.
I veri protagonisti di questa sensibilizzazione rimangono comunque i soccorritori stessi che devono instaurare un dialogo aperto e professionalmente competente con i loro datori di lavoro.
Non sarà certo l’incentivo a frequentare le palestre o la preparazione professionale dei pasti che porterà a un miglioramento della condizione fisica e della salute in generale. Le conoscenze e le competenze non si acquisiscono per osmosi ma unicamente con una consapevole responsabilizzazione del proprio corpo che ogni soccorritore, in quanto individuo unico, diverso dagli altri, dovrà raggiungere attraverso un lavoro di empowerment costante e regolare.
La salute e il benessere
Il paradigma è cambiato. Da un concetto di salute come obiettivo da raggiungere si è sviluppato negli ultimi anni un concetto che si orienta verso la salute utilizzata come una risorsa. Già nel 1948 l’Organizzazione mondiale della salute (OMS) definiva la salute come “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale, che non comporta la sola assenza di malattia o di infermità”. Il concetto di salute va quindi, di conseguenza, inteso come un processo dinamico nel quale interagiscono tutti gli elementi che compongono la storia biologica, psicologica, sociale e culturale in cui ogni individuo cresce, evolve e si realizza, non solo individualmente ma anche e soprattutto all’interno di una collettività. Secondo André-Pierre Contandriopoulos (1999) la salute va intesa come un concetto complesso, socialmente costruito, che deve tener conto delle tensioni tra l’adattamento della vita ambientale, la ricerca della felicità e la malattia. Il benessere è definito come uno stato fisico, mentale e sociale che si raggiunge attraverso la capacità di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, cambiare l’ambiente circostante o farvi fronte. La salute è considerata una risorsa della vita quotidiana e non un obiettivo di vita. È un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali così come le capacità fisiche. Promuovere la salute non è quindi responsabilità esclusiva del settore sanitario in quanto assenza di malattia ma va oltre gli stili di vita e punta al benessere individuale e collettivo. La struttura sociale e le condizioni di vita determinano la salute di una popolazione. Esiste una stretta relazione tra la posizione sociale occupata e la salute. Più in alto ci si trova nella gerarchia sociale migliore è la salute. Secondo Aaron Antonovsky (1992) la posizione sociale rinforza la resistenza all’apparizione di una malattia. Le condizioni di lavoro esercitano lo stesso tipo di effetto; meno i lavoratori dispongono di autonomia nell’organizzazione dei propri compiti, meno sono valorizzati, più si ammalano (Karosek & Theorell 1990). Diventa sempre più importante far dialogare tra di loro le scienze della vita con le scienze sociali. Le due dimensioni, biologiche e psicosociali sono in costante e continua interazione; questo ci permette di capire come uno stress prolungato contribuisce ad aumentare la vulnerabilità alla malattia, soprattutto negli strati sociali più bassi.
La trasposizione nella realtà professionale del soccorso preospedaliero permette di porsi la domanda a sapere se queste affermazioni possono essere valide non solo verticalmente nell’ambito della scala sociale, ma anche trasversalmente, a dipendenza dell’intensità emotiva e dello stress della professione stessa. A questo punto maggiore è l’intensità dello stress emotivo oppure fisico durante un intervento con un paziente urgente, maggiore potrebbe essere l’incidenza della malattia o la relazione con l’equilibrio salute – non salute.
La promozione della salute attraverso il corpo
Quando si parla di salute e di benessere si fa spesso riferimento e ci si affida a degli specialisti cui sottoponiamo i nostri problemi e questi ci aiutano a risolverli. Per problemi di salute di tipo fisico facciamo capo al medico, generico o specialista a dipendenza del problema. Per problemi di tipo psicologico ci si rivolge allo psicologo o allo psicoterapeuta quando non ci si rivolge direttamente allo psichiatra. I problemi del benessere legato all’ambiente ecco che ce li risolve l’ingegnere o l’architetto. Qualcuno si rivolge agli amici, quelli veri, per farsi aiutare. Si lascia la responsabilità della propria vita in mano ad altri. Non ci si rende conto che non si è più padroni di quella che Thérèse Bertherat nel suo libro “Guarire con l’antiginnastica” (ed. Mondadori Milano 1978) definisce “la nostra prima casa, ossia il nostro corpo”. Se pensiamo alla professione di soccorritore, sono infinite le situazioni in cui si manifesta la necessità di utilizzare il proprio corpo per esprimere anche solo un sentimento che le parole non riescono a esprimere in quel momento. Ma anche tutta una serie di gesti che con il tempo diventano abitudini e che bisognerebbe recuperare e riportare alla loro giusta dimensione. Riprendendo Thérèse Bertherat “noi siamo il nostro corpo”. Siamo ciò che sembriamo, il corpo è la sola nostra realtà valutabile che include intelligenza, sentimenti e anima. Prendere coscienza del proprio corpo è accedere al proprio essere nella sua totalità. Ivano Gamelli nel suo libro “Pedagogia del corpo” (ed. Meltemi Roma 2002) afferma come “noi abitiamo il nostro corpo attraverso la nostra spiritualità e il nostro corpo è abitato da ossa, muscoli, sangue, organi e apparati che non si esauriscono nella sola fisiologia ma esplicano e producono tutta una serie di intrecci e di sovrapposizioni con le nostre emozioni, con la nostra affettività e con le nostre esperienze psichiche”.
Mi piace pensare all’individuo uomo, e quindi anche soccorritore, come a un abitatore del proprio corpo. Spesso non ci si rende nemmeno conto di quanto sia importante, a volte necessario, utilizzare il corpo o parti di esso per trasmettere e comunicare con altre persone. Ma per poterlo fare dobbiamo sapere come ascoltare i messaggi e i segnali che il corpo stesso ci trasmette.
Elementi di salutogenesi
È risaputo come la salute sia influenzata dal lavoro. Contandriopoulos fa riferimento a come le condizioni di lavoro contribuiscano a determinare lo stato di salute di una persona. Per favorire il benessere occorrono risorse che ci aiutino a percepire i nostri bisogni in modo positivo, che ci permettano una migliore padronanza dei problemi e che ci facilitino la gestione delle situazioni più difficili. Poter scegliere i processi e i ritmi di lavoro o esercitare un controllo diretto su di loro significa possedere una risorsa che ci permette di influenzare positivamente il nostro stato di benessere. Il sostegno sociale attraverso forme di assistenza concrete rappresenta un miglioramento del benessere così come le occasioni di apprendimento, la sicurezza nelle attività esercitate o ancora una buona e positiva stima di sé rappresentano certamente delle risorse supplementari a disposizione dell’individuo lavoratore. Un lavoro variato nel suo approccio globale rende la vita professionale interessante e contribuisce alla motivazione e alla soddisfazione personale. Elementi contrastanti che possono intaccare lo stato di benessere e la salute in genere sono rappresentati dalle difficoltà nei processi lavorativi, dagli orari di lavoro irregolari oppure da carichi ambientali quali il caldo o il freddo, i rumori, l’inquinamento in genere. Non da ultimo i carichi psicologici quali l’incertezza, la responsabilità, le restrizioni nello sviluppo personale, gli errori, le sollecitazioni eccessive ma anche insufficienti possono a loro volta determinare e intaccare lo stato di salute. Invece di chiedersi perché le persone si ammalano (patogenesi) il sociologo Aaron Antonovsky si pose la domanda a sapere perché rimangono in buona salute nonostante tutte le possibili variabili citate in precedenza. Il suo è un approccio riuscito alle sfide della vita quotidiana. Secondo Antonovsky gli elementi negativi che intaccano e minacciano la salute e il benessere vanno identificati ed eliminati rinforzando d’altra parte le risorse positive che permettono cioè di conservare e favorire la salute e il benessere. Salute che è intesa come un processo dinamico, un unicum con la patogenesi, in cui i carichi negativi sono compensati e posti in equilibrio dalle risorse individuali e collettive. Antonovsky individua tre fattori importanti che ci permettono di mantenere e migliorare il livello di salute e di benessere:
La comprensibilità, la capacità cioè di capire, classificare e interpretare in maniera corretta gli stimoli provenienti dall’esterno, dalla vita di tutti i giorni quindi anche dalla vita lavorativa.
La fattibilità, essere convinti che le sfide si possono realizzare utilizzando in maniera corretta le risorse a disposizione.
Il senso della coerenza, avere la certezza che la vita rappresenta una sfida utile permettendo, attraverso aspetti emotivi, di interpretare una situazione di stress negativo e trasformarla in stress positivo (eustress).
Le riflessioni di Antonovsky, permettono un confronto tra l’esperienza professionale di “una volta” e quella odierna, un po’ più aperta e sensibile ai problemi della salute. In effetti, sono concetti relativamente recenti. Forse qualcuno sentiva già, in anni passati, precedenti alle riflessioni di Antonovsky, il bisogno di uno stile di vita che permettesse di mantenere un buono stato di salute, in particolare della salute fisica.
La locuzione latina “mens sana in corpore sano” del poeta romano Decimo Giunio Giovenale mostra come già ai tempi dei romani l’uomo avrebbe dovuto aspirare affinché corpo e anima potessero crescere e svilupparsi soltanto insieme.
Nella cultura industriale dell’occidente di una volta i pensieri andavano a scatola chiusa, il lavoro era il lavoro e lo sport era lo sport, qualcosa di unicamente ludico da non mescolare con il lavoro che non permetteva perdite inutili di tempo per fare ginnastica. Ben diversa la cultura orientale dove gli operai, tutti assieme, facevano e fanno tuttora esercizi di ginnastica, in fabbrica tra le macchine o nei parchi.
La salute come strumento di empowerment
Empowerment è una parola inglese che può essere tradotta in italiano con “conferire poteri”, “mettere in grado di”. Deriva dal verbo “to empower” che include una duplice sfumatura di significato intendendo sia il processo per raggiungere un certo risultato, sia il risultato stesso, cioè lo stato “empowered” del soggetto. Empowerment si connota come processo e prodotto, risultato cioè di un’evoluzione di esperienze di apprendimento che portano un soggetto a superare una condizione di impotenza. Un saper fare e un saper essere caratterizzati da una condizione di fiducia in sé stessi e dalla capacità di sperimentare e di confrontarsi con la realtà circostante. Le azioni e gli interventi centrati sull’empowerment mirano a rafforzare il potere di scelta degli individui, migliorandone le competenze e le conoscenze in un’ottica di emancipazione politica oltre che terapeutica.
Secondo Piccardo (1995) “il termine originale inglese riesce a contenere tutta la ricchezza semantica del significato così come gli viene attribuito. In italiano potrebbe essere reso, per esempio, con potenziamento, condivisione, delega, trasferimento, apertura, responsabilizzazione, aumento di capacità, sviluppo di potenzialità”.
Per Rappaport (1981) “l’empowerment consiste nell’accrescimento delle possibilità che l’individuo ha di controllare la propria vita.”
Per Kieffer (1982) invece “è il raggiungimento di abilità e capacità che rafforzano il senso di sé, stimolano l’elaborazione di strategie adeguate per raggiungere obiettivi sia personali sia sociali.”
Per Bloch (1959) infine “è l’atto di dare significato alla propria vita, prefiggersi degli scopi e raggiungerli, alimentare e realizzare la speranza che c’è in ognuno.”
Mi piace pensare a un concetto di empowerment come coinvolgimento e partecipazione diretta e attiva di tutti gli attori interessati a un progetto specifico, qualunque esso sia, personale, professionale o sociale.
Un poster come proposta concreta
Sulla base dei risultati ottenuti dall’inchiesta dell’ottobre 2017, mi sono posto la domanda a sapere se si potesse proporre qualcosa di concreto e realizzabile per contribuire in qualche modo al miglioramento della condizione fisica o almeno a un aumento della sensibilizzazione nei confronti di questa problematica.
L’idea del poster nasce durante la realizzazione del progetto del modulo sulla promozione e il mantenimento della salute nella formazione per soccorritori diplomati. Avevo letto che in un grande albergo erano stati posizionati, nel corridoio che conduce agli spogliatoi del personale, alcuni poster che mostravano esercizi di rilassamento e decontrazione. Il fatto di trovarsi quotidianamente sotto gli occhi questi esercizi avrebbe consentito ai dipendenti dell’albergo di approfittarne. L’idea, quindi, è quella di appendere un poster, in formato A2, con lo stesso tipo di esercizi in un luogo della sede dove i soccorritori passano di sicuro quando rientrano dai loro interventi e hanno espletato le procedure di ristabilimento. La speranza è quella che presto o tardi anche loro, come i dipendenti del grande albergo, ne possano approfittare.
Le aspettative di questo poster sono quelle di riuscire a coinvolgere gli attori interessati in una forma di empowerment che li renda consapevoli delle loro potenzialità e delle loro risorse. Le competenze personali da raggiungere vanno ampliate e completate. Uno stimolo questo per intraprendere un percorso interdisciplinare che favorisca lo scambio e il confronto continuo con colleghi e specialisti in una crescita professionale determinata e coerente, con un programma moderno, dinamico e rispettoso dei bisogni di tutti gli attori coinvolti.
Gli esercizi proposti dal poster
Il poster propone sei esercizi che sono stati pensati e realizzati in collaborazione con la classe del terzo anno della formazione per Operatori per la Promozione dell’Attività Fisica e della Salute (OPAFS) del Centro Professionale Sociosanitario di Lugano (CPS), durante l’anno scolastico 2018-2019.
Gli esercizi sono stati studiati in modo da permetterne la realizzazione senza dover togliere l’uniforme o gli scarponi e senza doversi sedere o sdraiare a terra. Il soccorritore rimane operativo e pronto a partire in ogni momento.
Sono semplici nella loro esecuzione e vanno a interessare quelle parti del corpo (collo, spalle, braccia, tronco e gambe) che il soccorritore utilizza maggiormente durante gli interventi di soccorso. Vanno eseguiti lentamente, senza fretta, in un ambiente il più possibile tranquillo e lontano dal contesto operativo.
Per ogni esercizio si consigliano almeno due ripetizioni per ogni lato del corpo. Dalla postura eretta, in perfetto equilibrio sulle gambe, raggiungere lentamente la posizione illustrata, mantenerla durante cinque respirazioni profonde quindi tornare lentamente alla posizione di riposo. Ripetere l’esercizio due volte per ogni lato del corpo.
Bibliografia consigliata
Annesi, James J. La motivazione all’esercizio fisico, ed. Il Campo, Bologna 2000
Arcidiacono, Caterina et al. a cura di. Empowerment sociale, ed. Franco Angeli, Milano 1996
Bazzano, Carmelo e Bellucci, Mario, Efficienza fisica e benessere, EMSI, Roma 2001
Bertherat Thérèse e Bernstein Carol, Guarire con l’antiginnastica. Arnoldo Mondatori editore, Milano 1978
Fragnière, Jean-Pierre et al. Fare politica sociale oggi, ed. Réalités sociales, Lausanne 1998
Gamelli, Ivano. Pedagogia del corpo, Meltemi editore, Roma 2001
Le Boterf, Guy L’ingénierie des compétences, édition D’Organisation, Paris 1999
Modolo, Maria Antonia. Educazione sanitaria e promozione della salute, Rosini editrice, Firenze 1992
Pellegrini, Gianpaolo Promozione e mantenimento della salute e del benessere nella formazione per soccorritori diplomati; sentirsi bene con il proprio corpo – Scuola Superiore per le Formazioni Sanitarie Stabio Corso INS 7 – anno scolastico 2002/2004
Piccardo, Claudia. Empowerment, Raffaello Cortina editore, Milano 1995
Letture da riviste
Contandriopoulos, André-Pierre. “La santé entre les sciences de la vie et le sciences sociales”. Ruptures, revue transdisciplinaire en santé, vol. 6, n. 2, 1999, pp. 174 – 191.
Domenighetti, Gianfranco et al. a cura di. I determinanti eco-socio-economici della salute, DOS sezione sanitaria, Bellinzona novembre 2000.
Favre, Marcel, et al. “La pratica riflessiva: il ponte fra sapere ed azione”. Mobile, la rivista di educazione fisica e sport n. 1 (anno 3, 2001), UFSPO & ASEF Macolin.
Huckaby, Lea. EMT: Injury free – senza danno. Nannini editore Pistoia 1992. Stampato quale inserto del periodico N&A mensile italiano del soccorso.
Kopp Viglino, Yolanda, La promotion de la santé au travail a un avenir. SUVA + fondazione svizzera per la promozione della salute. Zurigo, 15 ottobre 2001.
Quebec: ed. H. Anctil 2001. La promotion de la santé; une perspective, une pratique.
Ringraziamenti
Un sentito ringraziamento alla formazione per Operatori per la promozione dell’attività fisica e della salute (OPAFS) del Centro Professionale Sociosanitario di Lugano (CPS), in particolare al responsabile della formazione Erik Horvat, al docente di riferimento Marco Biasoli e agli studenti Ana Paula Fontana, Marco Guidi, Nicola Keller, Chantal Lavagetti, Leandra Wüst per la professionale e interessata collaborazione nella preparazione e nella realizzazione degli esercizi proposti nel poster. Un particolare grazie anche a mio figlio Luca che si è occupato della realizzazione grafica del poster.
Gianpaolo Pellegrini
Soccorritore professionale IAS/CRS, già docente Scuola specializzata superiore in cure infermieristiche di Lugano (SSSCI) e Centro professionale Sociosanitario Lugano (CPS). Facilitatore Centro Simulazione CPS Lugano (CeSi).
gianpaolo.pellegrini@bluewin.ch