La paralisi di Bell è la forma più comune di paralisi facciale; è legata a una disfunzione del VII nervo cranico (anche nervo facciale o faciale) e determina l’impossibilità di controllare i muscoli del volto che si trovano sul lato interessato. Solitamente il problema è monolaterale, ma non mancano comunque casi di interessamento bilaterale.
La paralisi di Bell comporta una variazione più o meno evidente dell’aspetto del volto e diverse altre problematiche (si deve considerare che il nervo facciale è coinvolto nei movimenti della fronte, delle palpebre e della bocca; controlla anche le ghiandole salivari e la lacrimazione; è implicato anche nelle sensazioni di gusto che vengono avvertite dalla lingua e agisce sulla funzione uditiva attutendo i rumori che provengono dall’ambiente circostante).
La paralisi di Bell è comunque di un disturbo che, generalmente, si risolve in modo spontaneo in un periodo che può essere più o meno lungo; in alcuni casi si parla di settimane, nei casi più sfortunati occorrono alcuni mesi. I tempi di recupero vengono generalmente velocizzati dalle terapie (in genere si ricorre a cortisonici e antivirali). Molto rari i casi in cui si verificano danni permanenti. La tempestività della terapia è di notevole importanza.
Il disturbo deve la sua denominazione al chirurgo scozzese Charles Bell (attivo nel XIX sec.), il primo a descrivere il VII nervo cranico e il suo legame con questa forma di paralisi facciale.
La paralisi di Bell può colpire chiunque, anche se le statistiche presenti in letteratura medica indicano che la fascia di età maggiormente interessata è quella che va dai 15 ai 60 anni circa; uomini e donne ne sono interessati in egual misura; una maggiore frequenza del disturbo sembra esserci in coloro che sono affetti da diabete mellito e/o da problematiche interessanti le vie aeree superiori. Un aumento del rischio si è riscontrato anche nelle donne in stato interessante, in particolar modo nel corso dell’ultimo trimestre della gravidanza.
Per quanto la paralisi di Bell sia un disturbo che nella stragrande maggioranza dei casi si risolve completamente senza lasciare alcun strascico, è una condizione che, comprensibilmente, vista la sua durata (settimane o mesi) è solitamente causa di notevole preoccupazione, grande angoscia e forte stress nel paziente; spesso, infatti, il processo di guarigione procede a rilento e il soggetto teme, nonostante le rassicurazioni del medico, che tale condizione avrà carattere di permanenza.
Paralisi di Bell – Cause
La paralisi di Bell deriva da un processo infiammatorio o da una compressione che coinvolge il nervo facciale; non è stata identificata una specifica causa, ma, nella gran parte dei casi si osserva una correlazione con processi infettivi di origine virale. In un soggetto colpito da un virus, infatti, è possibile che si verifichi anche l’infiammazione del nervo facciale; ciò determina gonfiore che a sua volta causa un aumento della pressione al canale attraversato dal nervo (il cosiddetto canale di Falloppio) con conseguente diminuzione dell’afflusso di sangue e ossigeno alle cellule nervose; talvolta è solo il rivestimento del nervo (la guaina mielinica) a essere interessata dal danneggiamento; in questo caso, il recupero dalla paralisi di Bell è piuttosto rapido.
Le infezioni virali che sembrano essere maggiormente correlate all’insorgenza della paralisi di Bell sono:
- herpes simplex virus (responsabile di vari disturbi, come per esempio, l’herpes labiale)
- herpes zoster virus (l’agente virale che causa il fuoco di Sant’Antonio e la varicella)
- Epstein-Barr virus (l’agente causale della mononucleosi infettiva)
Altri virus correlati sono quelli che causano patologie quali raffreddore, meningite virale, influenza, malattia mano-piede-bocca, sindrome da immunodeficienza acquisita, rosolia, otite virale ecc.
Altre condizioni patologiche coinvolte sono la malattia di Lyme (borreliosi), ipertensione arteriosa, diabete mellito, sarcoidosi, tumore al cervello, tumore della ghiandola parotide.
Anche eventi traumatici a carico della faccia o del cranio possono essere legati all’insorgenza della paralisi di Bell.
La paralisi di Bell non è una condizione correlata a un ictus o a un attacco ischemico transitorio (TIA).
Relazione con lo stress
La paralisi di Bell è una condizione le cui cause, sono ancora sostanzialmente sconosciute, anche se la correlazione con processi virali appare non trascurabile. Molti pazienti si domandano se tale condizione possa essere correlata a forti stress emotivi; in realtà, non vi sono evidenze scientifiche che supportino tale convinzione. È invece vero, come abbiamo accennato, nella prima parte dell’articolo che la paralisi facciale è un problema che può essere notevole fonte di stress emotivo. Saranno quindi molto importanti in questo senso le rassicurazioni che lo specialista (la paralisi di Bell è un disturbo di competenza neurologica) saprà dare al proprio paziente.
Paralisi di Bell – Sintomi
Diverse sono le funzioni del nervo facciale e, conseguentemente, una disfunzione che lo interessi determina l’insorgenza di vari sintomi e segni; di norma questi tendono a svilupparsi piuttosto velocemente e raggiungono il loro apice nel giro di un paio di giorni. La sintomatologia può essere più o meno grave; nei casi meno gravi si registrano un fastidioso intorpidimento e una lieve debolezza della parte interessata, mentre nei casi di maggiore importanza si arriva a una vera e propria paralisi totale. Di seguito, l’elenco dei possibili sintomi causati dalla paralisi di Bell:
- abbassamento palpebrale
- ectropion (margine palpebrale rivolto verso l’esterno)
- lagoftalmo (incompleta chiusura della rima palpebrale)
- abbassamento dell’angolo della bocca
- perdita involontaria di saliva dal lato della bocca colpito
- inespressività della parte colpita
- difficoltà ad alimentarsi, a sorridere e a chiudere l’occhio
- disturbi del linguaggio
- irritazione oculare (si possono avere un’eccessiva lacrimazione o secchezza oculare)
- dolore all’orecchio
- ipersensibilità agli stimoli sonori
- dolore mandibolare
- mal di testa
- dolore al collo
- vertigini
- alterazione/riduzione del gusto
Le complicazioni (danni permanenti al nervo facciale, ulcera corneale, spasmi dei muscoli del viso) sono rare, ma il rischio che si verifichino non è nullo; l’intraprendere il più rapidamente una terapia ne riduce la possibilità d’insorgenza.
Diagnosi
La diagnosi si basa sull’esame obiettivo, in particolare osservando la caratteristica distorsione del viso e il riscontro dell’incapacità di muovere i muscoli che si trovano sul lato interessato; non esiste comunque un test di laboratorio che può confermare inequivocabilmente la paralisi di Bell; ovviamente dovranno essere escluse le altre possibili cause di paralisi facciale.
Di norma si richiede l’esecuzione di vari esami clinici, sia di laboratorio (esami del sangue) e strumentali (per esempio, risonanza magnetica nucleare e tomografia assistita dal computer) per verificare l’eventuale presenza di fratture o masse tumorali che potrebbero aver danneggiato il VII nervo cranico.
Un esame che può risultare di notevole aiuto è l’elettromiografia (EMG), attraverso di esso, infatti, si è in grado di verificare la presenza di lesioni nervose e, in caso di positività, di determinare l’entità del danno a carico del nervo facciale.
Paralisi di Bell – Terapia
La paralisi di Bell può manifestarsi più o meno gravemente; nei casi considerati molto lievi, molto spesso, non viene prescritta alcuna terapia. In casi di importanza medio-grave si ricorre molto spesso alle seguenti tipologie di farmaci:
- corticosteroidi
- antivirali
- antidolorifici
I corticosteroidi (per esempio, il prednisone) sono generalmente piuttosto efficaci nella riduzione dell’infiammazione (sono potenti farmaci antinfiammatori) e del gonfiore; di solito la terapia con cortisonici viene intrapresa da subito.
Il ricorso ai farmaci antivirali (fra i più usati vi sono il valaciclovir e l’aciclovir) viene fatto quando si ritiene che alla base della paralisi di Bell vi sia una patologia virale; la somministrazione di questi farmaci può contribuire a ridurre i tempi di recupero.
Gli antidolorifici (aspirina, tachipirina, ibuprofene) servono a ridurre il dolore quando presente (spesso è avvertito a livello del collo o della mandibola).
Dal momento che la paralisi di Bell può causare secchezza oculare, è importante non trascurare questo aspetto e prevenire il problema ricorrendo a presidi sanitari ad hoc come lacrime artificiali, colliri lubrificanti e creme oftalmiche; se il disturbo determina l’impossibilità di chiudere del tutto l’occhio si ricorrerà ad apposite protezioni. La consulenza oculistica è di notevole importanza nel gestire queste problematiche.
Di notevole aiuto sono anche gli esercizi fisici; questi hanno vari scopi: mantenere il tono muscolare, stimolare il nervo facciale e prevenire contratture muscolari che, nel peggiore dei casi, potrebbero diventare permanenti. Il dolore eventualmente avvertito nella parte interessata può essere alleviato anche da impacchi caldo-umidi.
Il ricorso alla chirurgia è un’evenienza molto rara nel caso di paralisi di Bell ed è riservata casi molto particolari (deformazione permanente della bocca o ectropion).
Paralisi di Bell – Quanto dura?
Non si può dare una risposta precisa sulla durata della paralisi di Bell; le statistiche però ci dicono che la prognosi è buona e che, di norma, si avvertono i primi miglioramenti dopo che sono trascorse due settimane dall’esordio dei sintomi. I tempi per la guarigione completa sono piuttosto lunghi e variano, generalmente, dai 3 ai 6 mesi circa. Come facilmente si può intuire la durata è altamente influenzata dalla gravità del danno subito dal nervo facciale.
In alcuni casi si ha una guarigione completa, ma in tempi molto più lunghi di quelli ricordati precedentemente; nei casi più sfortunati, possono esserci danni permanenti.
La possibilità di recidive non si può escludere; ciò potrebbe verificarsi nello stesso lato del viso o in quello opposto.
Fonte: https://www.albanesi.it/ |
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