La vaccinazione è indicata per operatori sanitari e soggetti con più partner. Quasi 500 contagi in Italia e ci sono i primi quattro decessi fuori dall’Africa
Una settimana fa l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il vaiolo delle scimmie «emergenza di salute pubblica internazionale» (Pheic, public emergency of international concern): i contagi sono in aumento in molti Paesi e ci sono i primi decessi. Nell’ultimo report dell’Oms (dati aggiornati al 22 luglio) sono riportati 16mila casi di Mpx (monkeypox) in 75 Paesi, di cui quasi 12mila in Europa. In Italia, oggi, sono 479 i contagi ufficiali, di cui 146 collegati a viaggi all’estero. Negli ultimi giorni ci sono stati anche i primi decessi fuori dal continente africano, dove la malattia è endemica: un 41enne in Brasile, due giovani uomini in Spagna, dove si contano oltre 4mi
Chi si ammala di più?
I nuovi contagi confermano l’identikit del malato, che quasi sempre è giovane (età media 37 anni) e soprattutto di sesso maschile: sui 479 casi registrati in Italia solo tre sono donne. La Regione peggiore è la Lombardia (216), seguita da Lazio (101), Emilia Romagna (55), Veneto (33) e Piemonte (18). La situazione è sotto costante monitoraggio e non si ritiene debba destare particolari allarmismi, come sottolineato da Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute.la casi, e un 22enne in India. Negli Stati Uniti, dove in contagi sono circa 5mila, San Francisco e lo Stato di New York hanno dichiarato lo stato di emergenza per la salute pubblica.
Come si riconosce la malattia?
I sintomi del vaiolo delle scimmie comprendono di solito febbre, intenso mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e debolezza generale. I segni più frequenti sono linfonodi ingrossati ed eruzioni o lesioni cutanee. L’eruzione cutanea si manifesta entro tre giorni dalla comparsa della febbre. Le lesioni possono essere piatte o leggermente rialzate, piene di liquido limpido o giallastro; possono formare croste, seccarsi e cadere. L’eruzione cutanea tende a concentrarsi su viso, palmo delle mani e pianta dei piedi, ma può comparire anche sulla bocca, nella zona perigenitale e sugli occhi. I sintomi durano da 2 a 4 settimane e nella maggior parte dei casi scompaiono spontaneamente, senza trattamenti. L’Oms ha suggerito di valutare l’uso di integratori di vitamina A, sotto stretto controllo medico, per favorire la guarigione delle lesioni e la salute oculare. Il vaiolo delle scimmie può però causare una malattia più grave, soprattutto in alcuni gruppi particolarmente fragili come bambini, donne in gravidanza e persone immunodepresse.
Maschi omo o bisessuali
Secondo uno studio inglese pubblicato sul British Medical Journal, i sintomi del vaiolo delle scimmie nell’epidemia in atto sono in parte diversi dalle precedenti: l’infezione sembra diffondersi soprattutto tra maschi omosessuali o bisessuali, con sintomi che riguardano soprattutto le mucose genitali, dove si formano lesioni. Alcuni dei disturbi segnalati oggi dai pazienti, tra cui dolore rettale e gonfiore del pene (edema), non risultano nelle epidemie precedenti. Secondo gli autori dello studio, i pazienti con infezione confermata, con lesioni estese al pene o forte dolore rettale, «dovrebbero essere presi in considerazione per un controllo continuo o per una gestione ospedaliera». Andrea Gori, direttore dell’Unità di Malattie infettive del Policlinico di Milano, chiarisce: «L’informazione e la prevenzione devono concentrarsi sulle popolazioni a rischio, ma è importantissimo non stigmatizzare e soprattutto non ridurre la patologia a problema di un solo gruppo. È indubbio che l’esordio dell’epidemia sia avvenuto all’interno della comunità gay, ma la popolazione eterosessuale potrebbe essere colpita allo stesso modo se il virus dovesse continuare a espandersi».
Dobbiamo avere paura del contagio?
«Qualcuno ha detto: il vaiolo delle scimmie non è un problema perché non muore nessuno. Sì, ma le lesioni che colpiscono soprattutto i genitali sono altamente invalidanti — aggiunge Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova —. Sono lesioni che possono durare 2 o 3 mesi e rischiano di lasciare effetti a lungo termine. Non bisogna solo guardare alla mortalità, ma anche alla morbilità e ai danni che questo virus può lasciare». Per Bassetti, «è urgente una campagna per il sesso sicuro. Inizialmente non si è detto chiaramente che questa malattia stava colpendo gli uomini, che si contagiano per via tipicamente sessuale. È molto urgente cercare di indirizzare campagne di prevenzione sia da un punto di vista dei comportamenti, per esempio sull’uso del profilattico, sia per quanto riguarda la vaccinazione».
Come si trasmette il virus?
Il contagio avviene attraverso un contatto stretto con un caso sintomatico. L’eruzione cutanea, i fluidi corporei (come liquido, pus o sangue da lesioni cutanee) e le croste sono particolarmente infettivi. Ulcere, lesioni o piaghe della bocca possono essere fonte di contagio e il virus può diffondersi attraverso la saliva o i droplet (goccioline respiratorie), in caso di contatto prolungato faccia a faccia. Il vaiolo delle scimmie può essere trasmesso anche con contatto diretto con le lesioni durante i rapporti sessuali. Indumenti, lenzuola, asciugamani o stoviglie contaminati dal virus di una persona infetta possono contagiare altre persone. In una Circolare del 25 maggio, il Ministero della Salute ha raccomandato l’autoisolamento per i casi confermati e sospetti. Chiunque abbia sintomi riferiti al vaiolo delle scimmie deve contattare immediatamente il proprio medico. Il periodo di incubazione può variare da 5 a 21 giorni (in genere è di circa 12 giorni). Una persona infetta rimane contagiosa per tutta la durata della malattia sintomatica, ovvero da 2 a 4 settimane.
Chi può ricevere la vaccinazione?
L’Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato la vaccinazione mirata per coloro che hanno avuto contatti con malati e per le persone ad alto rischio di esposizione, come gli operatori sanitari, alcuni operatori di laboratorio e i soggetti con più partner sessuali. «Al momento non raccomandiamo la vaccinazione di massa contro il vaiolo delle scimmie» ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Il 22 luglio il Comitato per i medicinali umani dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) ha raccomandato di estendere l’uso del vaccino Imvanex (MVA-BN), autorizzato in Ue dal 2013 contro il vaiolo umano, anche per l’immunizzazione degli adulti contro il vaiolo delle scimmie. Anche la vaccinazione post-esposizione (entro quattro giorni) può essere presa in considerazione per contatti a rischio elevato. È possibile che le persone che sono state in passato vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a minor rischio di infezione, per la similitudine del virus del vaiolo con Mpx: alcuni studi stimano che la protezione potrebbe essere dell’85%.
Il vaccino dà protezione immediata?
Il vaccino MVA-BN, prodotto dalla Bavarian Nordic A/S, contiene una forma indebolita del virus Ankara modificato, che appartiene alla stessa famiglia del virus del vaiolo ma non provoca malattia e non è in grado di riprodursi nelle cellule umane. Il profilo di sicurezza del vaccino è buono e gli effetti indesiderati sono da lievi a moderati. Il vaccino è stato approvato anche in Canada e Stati Uniti contro Mpx e ad oggi, nel mondo, vi è la disponibilità di circa 16 milioni di dosi (per la maggior parte in forma sfusa, ovvero ancora da infialare). L’Unione europea ha acquistato 160mila dosi e sta preparando due procedure per l’acquisto congiunto di nuove dosi di vaccino e del trattamento antivirale Tecovirimat. Quest’ultimo, sviluppato per il vaiolo, è stato recentemente autorizzato dall’Ema per il trattamento del vaiolo delle scimmie, ma non è ancora disponibile in larga scala. Altri due vaccini, LC16 e ACAM2000, sono al vaglio contro il vaiolo delle scimmie; tuttavia, mancano ancora dati sulla loro efficacia. Il direttore generale dell’Oms Ghebreyesus ha ricordato che la vaccinazione non garantisce una protezione immediata: gli anticorpi possono svilupparsi dopo alcune settimane. «Ciò significa che le persone vaccinate dovrebbero continuare ad adottare misure per proteggersi — ha precisato —, evitando contatti ravvicinati, compreso il sesso, con altri che hanno o corrono il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie».
Cos’è il vaiolo delle scimmie?
È un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo), causata da un virus della stessa famiglia di quello che causa il vaiolo (Poxviridae), ma che si differenzia da quest’ultimo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca. Il nome deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto in alcune scimmie in un laboratorio danese nel 1958 (c’è chi propone di cambiare nome alla malattia, dato che non riguarda solo le scimmie). È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. Nelle aree endemiche è trasmesso all’uomo attraverso un morso o il contatto diretto con il sangue, la carne, i fluidi corporei o le lesioni cutanee di un animale infetto. Il virus è stato identificato per la prima volta come patogeno umano nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Dalla sua scoperta, casi umani sono stati riportati in diversi Paesi africani. Attualmente la malattia è endemica in Benin, Camerun, Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (solo casi in animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sud Sudan.
Quali sono le raccomandazioni?
Si deve restare a casa in caso di febbre e rivolgersi subito al medico se compaiono vescicole o altre manifestazioni cutanee. Come prevenzione, è importante evitare il contatto stretto con persone con sintomi (febbre, rigonfiamento dei linfonodi, lesioni cutanee e in particolare vescicole o croste). Nella Circolare del Ministero della Salute si legge: «I contatti devono essere monitorati almeno quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi riferibili a Mpx, per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati. Segni/sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia (debolezza), mialgia (dolori muscolari), mal di schiena, eruzione cutanea e linfoadenopatia (linfonodi ingrossati). I contatti devono monitorare la loro temperatura due volte al giorno. I contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma. Durante i 21 giorni di sorveglianza, i contatti di soggetti con Mpx devono anche evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni».
Fonte: https://www.corriere.it// |
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