Pino Daniele morto: quella strana scelta di rimandare indietro l’ambulanza e viaggiare fino a Roma
Pino Daniele ha accusato un malore ieri mentre si trovava nella sua casa in Toscana, in un podere isolato nelle campagne tra i comuni di Magliano e Orbetello (Grosseto), in Maremma.
Intorno alle 21.15 è stato anche chiamato il 118 che, spiega la Asl di Grosseto, ha inviato un’ambulanza con un medico che però, prima di arrivare a casa del cantante, è stata fermata quando si trovava non lontano dall’abitazione.
Da quanto spiegato sempre dalla Asl, nel corso di una telefonata fatta dai sanitari dell’equipaggio, che chiedevano precisazioni sull’indirizzo, una decina di minuti dopo la richiesta di soccorso al numero che aveva allertato il 118, è stato spiegato che la persona che doveva essere soccorsa aveva deciso di andare a Roma. “Se si fosse fermato all’ospedale di Grosseto si sarebbe salvato”, dice ora il fratello Carmine.
A spiegare cosa è successo durante quelle ore di angoscia è un vicino di casa di Daniele, che ha seguito l’automobile della compagna del cantante, Amanda, fino a Roma: “Pino voleva il suo cardiologo”. Secondo il racconto del quotidiano Il Mattino, lungo il tragitto la ruota ha bucato rendendo necessaria una sosta di mezz’ora per cambiare la gomma.
“Quando Pino Daniele è arrivato nel nostro ospedale la situazione era talmente grave che subito è stato sottoposto a rianimazione cardiorespiratoria, purtroppo però dopo pochi minuti si è constatato il decesso”. Lo ha detto Carlo Saitto, direttore generale Asl Roma C Sant’Eugenio in una intervista a Rainews. Ma il cardiologo di fiducia, Achille Gaspardoni, ha affermato che l’artista è giunto all’ospedale già cadavere: “Sono state fatte tutte le manovre di rianimazione ma era già morto”.
Saitto ha precisato che il decesso “si è verificato alle 22.45”.
Sempre secondo quanto riportato da Il Mattino, che raccoglie le dichiarazioni del fratello Nello, Pino Daniele si sarebbe sentito male già nel pomeriggio e per questo lo aveva chiamato. “Vai subito al Pronto soccorso”, gli aveva suggerito Nello. Un consiglio che però il musicista non ha voluto mettere in pratica, perché voleva essere visitato dal dottor Gaspardoni, il quale spiega come le condizioni di salute fossero pessime: “La vita di Pino era appesa ad un filo e lui lo sapeva bene. Ogni giorno era un giorno di vita in più guadagnato”.
Gaspardoni ha poi precisato che “dopo 30 minuti dalla richiesta di soccorso l’ambulanza non era ancora arrivata”. Ad ogni modo, ha continuato il medico, “è stata una espressa volontà di Pino Daniele farsi portare a Roma al S.Eugenio”. Secondo Gaspardone “la sintomatologia” era “molto atipica”.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/ |
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Ipotizzo che,come molti,sopratutto se da carattere forte,avrà insistito per recarsi nella struttura che l’aveva già operato,l’attesa(che i CC hanno confermato essere nella norma)del mezzo di soccorso,sappiamo viene sempre percepita come “eterna” quindi anche solo i canonici 7-8 min avranno fatto propendere per partire alla volta di Roma(la sua abitazione è un vecchio casolare fuori mano con tempistiche di accesso che rasentano i 15 min di legge).il “buco” da chiarire(presumo sia l’incipit di apertura del fascicolo)è il viaggio e la non sosta presso altri nosocomi che l’hanno fatto giungere cadavere.
Io credo lui inizialmente fosse cosciente e siccome sapeva la gravità della sua malattia, probabilmente ha sottovalutato la questione.
Se l’ambulanza era ALS io avrei aspettato per poi recarmi inizialmente all’ospedale più vicino.
Leggo sul sito RAI:
Morte di Pino Daniele. Il suo cardiologo: “Ha aspettato l’ambulanza 30 minuti”
E’ polemica sul tempo impiegato dall’ambulanza per raggiungere il casale toscano in cui viveva Pino Daniele. Il suo medico parla di mezz’ora, ma i sanitari smentiscono. Il cantante avrebbe preferito farsi portare a Roma e raggiungere il suo medico
”La sua vita era appesa a un filo, e lui lo sapeva bene”, a parlare è Achille Gaspardone, il cardiologo che ormai da molti anni aveva in cura Pino Daniele e che non si dice affatto sorpreso dall’infarto che il 4 gennaio ha colpito il cantautore di origine napoletana.
Gaspardone però puntualizza sulla tempistica dei soccorsi e afferma che ”dopo 30 minuti” dalla richiesta ”l’ambulanza non era ancora arrivata”. E allora l’artista avrebbe deciso di non aspettare i sanitari e di andare a Roma, dove era in cura. Forse il tragitto si è rivelato fatale, quella casa nella maremma Toscana era troppo lontana dal quartiere Eur a sud della Capitale dove si trova il Sant’Eugenio, ospedale in cui – precisa il chirurgo – Pino Daniele è arrivato da ”cadavere”.
E’ un’altra però la versione dei sanitari, che parlano di neanche 20 minuti per raggiungere quel casale isolato, luogo del buen retiro del cantautore. “Ogni giorno – racconta ancora all’ANSA Gaspardone, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia del nosocomio – era un giorno di vita in più guadagnato […] Aveva una gravissima malattia alle coronarie da 27 anni, una patologia – spiega – che era stata trattata e che si era potuta portare avanti grazie ad interventi di angioplastica”.
All’artista, precisa, ”erano stati effettuati ben 4 interventi di angioplastica nel tempo”. Purtroppo, sono le parole del suo medico, ”la fine non è stata una sorpresa, ma proprio grazie agli interventi e procedure effettuati ha potuto vivere fino alla soglia dei sessanta anni”.
Aggiornamento:da lancio ANSA si apprende ora che dopo i funerali verrà effettuata l’autopsia ed è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti dalla Procura di Roma.
siamo un paese bello e stranissimo,strano a tal punto che tutto dipende dal giudice di turno in quel momento,personalmente poco tempo addietro ho provato sulla mia pelle quale che siano le stranezze italiane,causa un decesso di un caro congiunto,sottoposto ad esame autoptico(con relative lungaggini anche per la tumulazione)perchè ritrovato cadavere in casa(soccorso persona,casa chiusa,morte naturale etc)e il magistrato(che di rito si interpella in queste circostanze)ha voluto fermamente l’autopsia per fugare ogni dubbio.In questo caso evidentemente il magistrato non ha ritenuto ci fossero estremi per la verifica(il cognome avrà influito?),anche se qualche dubbio sulla dinamica permane.Unica nota:spiace come sempre che in questi casi ci sia la “guerra” tra camici bianchi,il Proff. romano può stare sereno,i Carabinieri hanno già vagliato la situazione intervento del 118 di grosseto non riscontrando anomalie e/o mancanze su tempistiche ed altro.
Penso che semplicemente, chi c’era con lui non ha capito la gravità della situazione…condoglianze ai famigliari.