Regole da tenere presente quando si affronta una situazione di lutto
Ogni cambiamento di per sé rappresenta uno stress capace di destabilizzarci e, pertanto, necessita il ritrovamento di un nuovo equilibrio che permetta di affrontare al meglio le difficoltà con le quali ancora ci si dovrà misurare. Sono questi momenti di particolare fragilità, ed è strategico riuscire a fronteggiarli nel migliore dei modi proprio per potere riprendersi il prima possibile, oltre ad imparare a come fare tesoro dei momenti critici in modo che, qualora si ripresentassero, sia più semplice attraversarli.
Un punto cruciale che occorre sforzarsi di perseguire è quello del non trascurarsi e lasciarsi andare, ma avere cura di sé durante tutto il periodo di prostrazione. Ci sono molti modi per avere cura di se stessi, che iniziano dalle piccole attenzioni da dedicarsi, fino ad arrivare a progetti più grandi e impegnativi.
Il prendere una decisione positiva al posto di una negativa può fare la differenza in questi momenti:
scegliere qualcosa che ci conforti piuttosto che ci butti ulteriormente giù può aiutarci a varcare la linea di demarcazione tra chi soccombe al dolore e chi aggredisce la crisi creando una svolta nella direzione di chi decide di vivere (o sopravvivere).
Ecco alcuni spunti che è importante tenere a mente durante questi momenti particolari della nostra vita e che possono aiutarci a cambiare la nostra condizione interiore, per non vivere passivamente il momento di dolore ma reagirvi partendo dalla nostra predisposizione mentale:
Essere attenti a se stessi può vuol dire, come accennavo poco fa, consultare un buon medico, prendersi cura del proprio corpo (massaggio, parrucchiere, estetista, etc) iniziare un percorso psicologico, andare a vedere una mostra o un film che ci piace, farsi un regalo, frequentare amici e parenti.
Costruirsi una rete di sostegno: è fondamentale non sentirsi soli ma essere sostenuti e incoraggiati dalle persone per noi più o meno importanti. Amici, parenti, conoscenti, i vicini di casa, i famigliari, possono tutti essere elementi preziosi. Un’idea può essere quella di redigere una lista comprendente i nomi di tutte queste persone e organizzarsi affinché a turno si possa stare un po’ con ciascuno di essi.
Porre la morte al giusto posto nel nostro ricordo. Lo spazio dove riporre la morte lo si trova dopo avere vissuto e attraversato tutte le emozioni dolorose che l’episodio ci suscita. Se non le si vive ma le si respinge, si evita il dolore ma solo in un primo momento: è un benessere illusorio che cela un dolore non elaborato il quale, al prossimo evento doloroso, rischia di attivarsi con una buona quota di interessi aggiuntivi.
Creare dei propri rituali di separazione. È importante dare un senso anche simbolico alla fine di una fase e all’inizio di una nuova. I rituali praticati anni fa (come ad esempio la veglia funebre e l’estremo saluto al defunto) sono oggi molto meno diffusi e questo è un peccato perché erano parzialmente riparatori della perdita, consentivano di mentalizzare meglio l’accaduto e prenderne coscienza facilitandone l’elaborazione. Anne Ancelin Schutzenberger, nel suo libro “Uscire dal Lutto”fornisce a questo proposito alcuni spunti interessanti: “La cerimonia deve avere il maggior significato possibile per la famiglia; è importante che i congiunti facciano qualche cosa per diventare i protagonisti del funerale. Portare un disegno, una poesia (per un fanciullo) o dei fiori dal proprio giardino vuol dire creare un rituale di separazione personalizzato. (…) Parecchie persone rimpiangono di non avere fatto qualcosa che andava fatta in quel momento, o di non essere state presenti al momento della separazione. In questo caso è possibile compiere, immediatamente o più tardi, quello che gli psicoterapeuti (…) chiamano un “surplus di realismo”: si rappresenta simbolicamente l’addio o la separazione.”
Concedersi 4 piaceri al giorno. E’ importante concedersi qualche piacere senza sentirsi in colpa: non fermare il tempo in nome dello scomparso, ma cercare di riattivare il proprio motore per vivere anche per chi non c’è più. Si può fare una lista di quello che ci piace (anche gesti piccoli) e controllare ogni giorno di realizzare almeno 4 attività incluse in questo elenco.
Gli errori da non commettere. Questo punto è rivolto soprattutto a chi sta vicino a persone in lutto e riguarda, in generale, il discorso di non dare consigli a chi non li chiede. Evitiamo di fornire parole di consolazione maldestre perché possono ferire molto e restare impresse a lungo nella mente di chi le riceve. Ecco una selezione di frasi che è meglio evitare dire: “Vedrai, ne uscirai”, “ti devi rifare una vita”, “con il tempo ogni cosa tornerà a posto”, “tu l’hai conosciuto così poco… non è come perdere un figlio come è successo a me”, “non preoccuparti e pensa a una nuova gravidanza”, “Non hai diritto di mostrare la tua tristezza davanti ai tuoi figli”. Se non si sa cosa dire meglio tacere: una persona silenziosa ma vicina può produrre comunque un effetto benefico. Piuttosto che parlare per frasi fatte è meglio ammettere semplicemente il nostro sgomento e incapacità di dire qualcosa, pur riconoscendo il dolore che l’accadimento causa in noi e la vicinanza emotiva al sofferente: “è così terribile che non so cosa dire, ma sento che ti sono molto vicino e se hai bisogno di qualcosa conta su di me”.
E’ ovviamente fondamentale non lasciare sole le persone dopo il trauma, evitando di farsi vedere solo al funerale e nascondendosi nella fase successiva, quando le emerge il bisogno di sentire la vicinanza e il supporto dei propri cari.
Fonte: http://www.psicologo-milano.it/ |
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