Soccorsi in ritardo nel Cividalese. Un mezzo era a Udine per servizio e l’altro fermo dal pomeriggio per mancanza di personale. Si scatena una bufera politica che investe i criteri della riforma Telesca-Serracchiani
CIVIDALE. Un malore improvviso di natura cardiaca colpisce Erik Tuan, 47 anni, poco dopo le 20 di mercoledì nella sua casa di Ponteacco, frazione di San Pietro al Natisone. La moglie Fabiola telefona al 118 con la richiesta di aiuto, ma una manciata di minuti più tardi alla porta si presenta solo la guardia medica, l’unica ambulanza in servizio nel vicino ospedale di Cividale è in quel momento a Udine per un altro paziente. L’altra, che avrebbe potuto raggiungere il paese in pochi minuti, dal pomeriggio è ferma nel piazzale del nosocomio per mancanza di personale. Il primo mezzo, ripartito da Udine, raggiungerà a sirene spiegate Ponteacco solo alle 20.40, con un ritardo forse fatale per Erik. Le manovre di rianimazione già avviate e proseguite per oltre mezz’ora non daranno l’esito sperato e alle 21.06 l’uomo, padre di una bimba di pochi anni, se ne andrà per sempre.
È questa la storia di una serata che mai sarebbe dovuta entrare nelle cronache, una vicenda che qualcuno aveva certamente paventato e che ha presentato in tutta la sua drammaticità la necessità di una sanità presente sul territorio con mezzi e personale in numero sufficiente a fronteggiare le emergenze. Non è possibile stabilire se l’arrivo di un’ambulanza in tempi rapidi avrebbe salvato la vita a Tuan, che aveva già dovuto affrontare problemi cardiaci di un certa gravità, ma certamente si pone con forza l’interrogativo su quel ritardo.
«Il sistema ha dato il massimo che poteva sulla base delle risorse disponibili – spiega il dottor Giulio Trillò che in questo periodo sostituisce il dottor Elio Carchietti nel ruolo di direttore della centrale operativa del 118 -. La seconda ambulanza a Cividale è rimasta ferma dal pomeriggio di mercoledì perchè le assenze per infortunio e malattie ci hanno impedito di poter utilizzare quel mezzo e coprire il servizio con un infermiere “di sistema”». Vale a dire con personale preparato per quello specifico compito. La sfortuna ha voluto però che proprio in quelle circostanze la corsa a Udine dell’unico mezzo disponibile coincidesse con il malore di Tuan e la necessità di correre tempestivamente a Ponteacco.
Nessuno stop deciso dall’alto alla seconda ambulanza nell’orario dalle 7 alle 21, dunque, come qualcuno ha subito accusato, ma una concomitanza di fattori che hanno purtroppo giocato un ruolo negativo tradottosi nella morte, forse evitabile, di un uomo. «Non abbiamo infermieri – continua il dottor Trillò – e non c’erano risorse da attivare. In nessuna maniera si è riusciti a coprire il servizio del secondo mezzo neppure richiamando personale dalle ferie. È un problema di sistema, che mostra come la coperta sia davvero troppo corta e si viva sempre ai limiti». Manca poi nelle Valli del Natisone (a differenza della Carnia), fa notare, una rete di punti blu dotati di defibrillatore, uno strumento rivelatosi utilissimo in molti casi di arresto cardiaco, ma l’unico presente in zona è a San Leonardo e neppure i medici della guardia medica, che non fanno parte del sistema 118, lo hanno in dotazione.
Più tardi arriva anche la nota dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine che, oltre a precisare che «la richiesta di soccorso è arrivata verso le 20.15» e che «la Guardia medica di San Pietro al Natisone ha raggiunto il paziente entro le 20.30 iniziando tempestivamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare che si sono prolungate sino all’arrivo dell’autoambulanza in rientro da Udine, il cui equipaggio ha proseguito le manovre dalle 20.40 fino alle 21.06», sottolinea l’eccezionalità della disponibilità di una sola ambulanza a Cividale «legata ad una contingente carenza di personale per causa di malattie». E aggiunge che l’infermiera del 118 di Udine che avrebbe dovuto integrare l’equipaggio cividalese ha avuto un infortunio proprio nella mattinata di ieri.
Su questa morte e sulle eventuali responsabilità politiche e gestionali si sono tuffati già da ieri mattina molti amministratori e politici locali in una gara a lanciare accuse e anatemi. Resta nelle Valli del Natisone la sensazione di un abbandono che chiede fortemente di essere smentita.
Fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it/ |
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20 anni di mala gestione ora presentano il conto,piaccia o meno.