Infermiere ipertese: i turni pesanti moltiplicano il rischio di ischemie. Uno studio danese fa emergere la preoccupante correlazione.
E’ stato diffuso uno studio secondo il quale prestare servizio infermieristico con turni pesanti per le donne ipertese aumenta considerevolmente il rischio per queste ultime di incorrere in malattie ischemiche.
E’ quanto emerge da una ricerca condotta da una studentessa della University of Southern Denmark su 12000 infermiere danesi seguite da 15 anni. Il risultato della ricerca dimostra, per la prima volta, la connessione tra insorgenza di malattie ischemiche e pesantezza del lavoro nei servizi sanitari per le donne ipertese, che manifesta un’incidenza tripla rispetto al campione standard.
La conferma del dato da altri studi potrebbe condurre a campagne di conciliazione del carico lavorativo con le proprie caratteristiche sanitarie al fine di minimizzare questo impatto.
Più in generale riemerge il problema, mai risolto, del riconoscimento del lavoro sanitario notturno come “lavoro usurante”, problema che da anni è in stand-by nelle stanze della politica.
Nel 2011 sembrò aprirsi uno spiraglio quando pareva in fase di attuazione un schema di decreto che riconoscesse la gravosità del lavoro notturno per medici e infermieri e questo si sarebbe poi dovuto tradurre in uno “sconto” sull’anzianità ai fini dell’età pensionabile.
La bozza prevedeva infatti che, con decorrenza 2017, chi avesse svolto in maniera continuativa lavoro notturno per almeno 7 anni negli ultimi dieci, avrebbe potuto godere i uno “scivolo” di uno, due o tre anni a seconda del numero di turni svolti (64-71, 72-77, 78 e oltre). Dal 2018 lo sconto sarebbe dovuto spettare a chi avesse prestato servizio notturno per almeno metà della propria vita lavorativa.
Una bozza che, nonostante le limitazioni, raccolse a suo tempo il favore dei sindacati di medici e infermieri (CGIL in primis) ma che poi non ebbe seguito.
In un momento decisivo per il futuro del sistema sanitario e dei suoi professionisti, il tema dovrebbe tornare nuovamente in agenda per dare finalmente riconoscimento a un disagio diffuso e percepito da migliaia di infermieri e medici.
Fonte: http://www.infermieristicamente.it/ |
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