Premessa doverosa. La diatriba sugli infermieri responsabilizzati e autonomi sta diventando una guerra di settore e, come tutte le guerre di questo tipo, a guadagnarci sono altri.Lucratori del terzo settore, lucratori nei servizi ospedalieri, approfittatori delle debolezze e delle storture di cittadini e sistema. Fra i tanti medici e i tanti infermieri che abbiamo ascoltato negli ultimi mesi spesso abbiamo sentito appelli all’unione, alla condivisione e al reciproco rispetto e riconoscimento. Per farvi capire cosa succede in un paese civilizzato dove ognuno fa il proprio dovere rispettando il prossimo e accettando critiche, siamo andati 50 metri di là dal confine italiano, in Svizzera. Dal Canton Ticino abbiamo raccolto questo breve reportage, che speriamo possa aiutare i professionisti dell’emergenza pre-ospedaliera in Italia a seguire una buona strada, che migliori i servizi offerti al cittadino, e non faccia alzare gli share di trasmissioni che di informativo hanno ben poco.
Svizzera, dove l’autonomia vince sempre, anche nel soccorso
La base di tutto è l’atto medico delegato. Il Canton Ticino si organizza su precisi protocolli che sono consultabili da tutti e sono di dominio pubblico. Questi protocolli si basano su studi specifici e formazione continua, con retraing regolari. Stiamo parlando di professionisti formati per stare in ambulanza ed effettuare, sul posto, somministrazioni di morfina, diazepam, adrenalina, diversi altri farmaci, e naturalmente analizzare EGC. Professionisti che in caso di urgenza (valutata con una procedura chiamata “tecnica dei 4 sguardi”) possono somministrare farmaci secondo protocolli autorizzati a seconda del loro grado di autonomia. E sta proprio qui la parola chiave: Urgenza. Nel Canton Ticino la Commissione Medica della FCTSA (i Servizi di Ambulanza della Federazione Cantonale Ticinese) ha elaborato gli “Atti Medico Delegati dell’emergenza pre ospedaliera”, conformemente all’articolo 62 cap. II della Legge sanitaria cantonale. Il quadro concettuale della legislazione si basa su una serie di evidenze previste dalla Interassociazione di salvataggio svizzera (IAS), dalla Federazione dei Medici Svizzeri (FMH), dalle leggi cantonali e federali che regolano il soccorso di cui una delle caratteristiche principali risulta in questa specifica: l’intervallo senza terapia medica deve rimanere il piu’ corto possibile. Nulla è lasciato al caso e, soprattutto, nulla è fatto a caso. Si sfrutta appieno quello che una persona apprende. Non è facile raccontare un sistema sanitario di una nazione federale. La Svizzera infatti ha delle leggi federali , delle leggi cantonali e delle leggi comunali. Le prime due regolano il sistema sanitario e danno le regole più importanti sul funzionamento del servizio di emergenza pre-ospedaliera in ogni angolo del Paese. In Svizzera vive e lavora un medico italiano che, nel nostro paese, ha fatto quasi tutta “la gavetta”. Da soccorritore volontario è diventato infermiere e poi, una volta in Svizzera, è diventato medico anestesista e medico d’urgenza. Oggi è un membro degli equipaggi REGA che volano in Canton Ticino con l’Agusta Westland 109SP DaVinci. Grazie a lui e ad altri colleghi svizzeri scopriamo meglio cosa sia il sistema basato sui soccorritori diplomati e sugli infermieri professionisti. Un sistema tanto semplice quanto efficace.
Ma quanto deve studiare un Soccorritore Diplomato?
Il soccorritore diplomato non ha un equivalente in Italia. Sarebbe il paramedico, un professionista che dopo una scuola triennale sa fare tutte le cose principali che devono essere svolte quando si opera in emergenza. Non è un medico e non è un infermiere. Per gli infermieri esiste una formazione aggiuntiva (dopo il normale corso di studi in infermieristica generale della durata di 3 anni) per poter operare in ambulanza; un titolo aggiuntivo che fornisce le conoscenze tecnico sanitarie per operare nell’extra-ospedaliero per poter essere parificato al soccorritore diplomato secondo le linee guida IAS. Un ulteriore possibilità di specializzazione,nel campo infermieristico, è data dalla formazione post-diploma nei campi dell’emergenza: cure urgenti, cure intensive, anestesia. Questa seconda categoria potrebbe essere paragonata – più o meno – al nostro infermiere d’area critica. Soprattutto non ci sono sconti “temporali”. Se vuoi lavorare sull’ambulanza anche dopo la specializzazione devi per forza fare un ‘ulteriore anno di formazione extraospedaliera. Per fare dunque l’infermiere specializzato in ambulanza servono quindi:3 anni di formazione base, 2 anni di specializzazione post diploma, 1 anno di corso extra-ospedaliero.
E in ambulanza nel Canton Ticino chi ci va?
Come descritto bene dalle linee guida dell’IAS sulle ambulanze del Canton Ticino ci sono i soccorritori diplomati che operano sulla base delgli atti medico delegati. Quando la situazione sul posto raggiunge una gravità che va oltre alle competenze dei soccorritori diplomati,viene allertato un servizio specialistico d’urgenza (SSU) con a bordo un medico d’urgenza o a volte, un infermiere specializzato (che lavora sotto delega medica con autonomie maggiori rispetto al soccorritore diplomato).
Il quadro svizzero è preciso quanto impensabile in Italia: “L’atto medico delegato serve perché tutti i pazienti dentro l’ospedale o fuori, devono ricevere un trattamento medico indipendentemente da chi si trovano di fronte”. In una foresta alpina, su un maso disperso o in una galleria il paziente deve essere curato subito, punto. “Ovviamente per diventare soccorritore diplomato devi studiare, ma alterni anche teoria a pratica, e ottieni un titolo da professionista riconosciuto”. Su tutte le ambulanze svizzere ci deve essere almeno un soccorritore diplomato, anche se la prassi ormai è di due professionisti, che sono responsabili del trattamento, della guida, della gestione del paziente.
La cosa che cambia tutto? Lo studio del primo sguardo e del secondo sguardo
Ma perché l’infermiere svizzero e il soccorritore diplomato devono sembrare fantascienza in Italia? Eppure sembra non esserci gran differenza. “Una c’è, ma ci vuole davvero poco per superarla e per dare ai professionisti infermieri italiani la possibilità di diventare autonomi con protocolli delegati” spiega Musiari. “La differenza maggiore è la formazione ad hoc: l’insegnamento di quella che qui si chiama “la tecnica dei 4 sguardi”. E’ un insegnamento paramedicale, nei fatti. Viene fatto nella SSSCI del Ticino. Poi c’è la selezione, perché ci vogliono determinate prerogative per diventare soccorritori professionali. Dall’estero ovviamente è difficile accedere perché la Svizzera da giustamente la priorità ai propri cittadini, ma non è impossibile”.
L’infermiere italiano in Svizzera? Un professionista riconosciuto, come in tutto il mondo
Musiari – oggi medico ma prima infermiere – è arrivato in Svizzera ormai 12 anni fa. “Quando sono arrivato qui, in Italia l’infermiere poteva prendere la via venosa e in Svizzera gli infermieri si potevano muovere come adesso. Ho l’impressione che le cose in italia, e soprattuto nella mia regione di nascita, si stiano involvendo e mi dispiace. Da medico anestesista dico che l’infermiere che applica protocolli non può essere vista come una prevaricazione, ma bensi’ un aiuto, una risorsa. Perché persone che hanno studiato e continuano a formarsi giorno dopo giorno non devono poter fare il proprio lavoro?”. Una domanda più che legittima dato che in Svizzera è così, in Germania è così, in America è così e in quasi tutto il mondo è così. “In Svizzera fare della morfina o ketamina o fentanyl da parte di un soccorritore diplomato a un ragazzo che è caduto in bici e si è aperto un ginocchio è… normalità”.
Un paese che ha più di 40 protocolli applicati da soccorritori diplomati e che possono agire in autonomia è alle nostre porte e noi… polemizziamo con i giornalisti? Le riflessioni di Musiari sono molto chiare: “Personalmente sono favorevolissimo alla standardizzazione e ai protocolli. Per la salute del paziente sarebbe ottimo avere uno, anzi due infermieri, che poi contattano il servizio specialistico di urgenza in caso di necessità per un trattamento ottimale del paziente. Fossi dall’altro lato della barella, preferirei avere uno che mi fa un’adrenalina in un muscolo se ho uno shock anafilattico, piuttosto che attendere 50 minuti un medico”. Anche perché in Italia siamo al paradosso che per fare un ventolin a un asmatico occorre arrivare in ospedale. Non ci sarebbe niente di sbagliato, con dei protocolli e delle competenze chiare. Soprattutto perché non si parla di un ambulatorio infermieristico, ma dell’emergenza-urgenza. Dove bisogna agire subito, dove time is brain, time is muscle!
Fonte: http://www.emergency-live.com/ |
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Bello certo, grazie Michele, avrei comunque letto con piacere qualcosa in più sulla formazione, su come i soccorritori sono formati all’applicazione dei vari AMD, su come avviene la formazione durante i tre anni, sulle competenze e sui processi lavorativi ma anche magari qualcosa sul come si arrivati negli anni al riconoscimento della professione in quanto tale … non sono sempre state rose e fiori. Comunque grazie e … sempre a disposizione!