Il rigor mortis (o rigidità cadaverica) rientra tra i fenomeni cadaverici consecutivi.
È una condizione peculiare della muscolatura (striata e liscia) consistente in uno stato di retrazione e di compattezza che subentra (fase d’insorgenza) gradualmente entro 2 o 3 ore ad una prima fase di flaccidezza che segue alla morte del soggetto.
Il lasso di tempo entro cui il rigor mortis si generalizza e raggiunge la massima intensità (fase di stabilizzazione) varia da 24 a 48 ore dopo il decesso. Essendo allora i muscoli sodi e difficilmente estensibili, l’atteggiamento del cadavere rimane fissato per un certo tempo, dopo il quale la rigidità si risolve. Se la rigidità è in via di instaurazione potrà essere risolta facilmente e riformarsi nella nuova posizione; se si è già instaurata una volta risolta non si potrà più riformare.
Il periodo di risoluzione (fase di risoluzione) è anch’esso graduale, anzi è più lento di quello d’invasione. Di solito la scomparsa completa di rigor ha luogo a distanza di 3 o 4 giorni dal decesso; la risoluzione della rigidità cadaverica coincide di solito con il sopravvenire dei processi putrefattivi (in cui si ha distruzione autolitica dei ponti gelificati di acto-miosina).
Meccanismo del rigor mortis
La contrattura cadaverica si esprimerebbe alla stessa stregua della contrazione vitale, cioè attraverso la formazione di legami tra filamenti di actina e filamenti di miosina, sì da dare origine ad acto-miosina. Affinché i filamenti di actina e miosina si stacchino è necessaria ATP; la sua mancanza, a causa della morte, provoca il rigor.
In tal senso il rapido instaurarsi del rigor in soggetti colti dalla morte durante un’intensa attività fisica è motivato dall’abbondante trasformazione dell’ATP in ADP.
A seguito del rigor mortis la rigidità delle articolazioni fa sì che le stesse assumano una posizione tale da rispettare quella in cui si trovano subito dopo il decesso; ciò è utile per poter verificare la congruità della posizione cadaverica rispetto alla posizione nell’ambiente.
Un caso particolare è quello della così detta rigidità catalettica: è un raro evento in seguito al quale la rigidità compare istantaneamente subito dopo il decesso.
Legge di Nysten
Il rigor suole colpire inizialmente le palpebre, quindi i muscoli masseteri (perciò si chiudono presto le palpebre e la bocca in un soggetto deceduto), i muscoli del viso, del collo, del tronco, degli arti superiori ed, infine, quelli degli arti inferiori. Anche la risoluzione del fenomeno segue il medesimo ordine: la rigidità scompare prima ai masseteri, al volto, al collo e, da ultimo, agli arti inferiori. Questa sequenza che va sotto la denominazione di legge di Nysten, non ha d’altra parte valore assolutamente costante in quanto appare influenzata da molteplici fattori.
Fattori che influenzano il rigor mortis
La rigidità cadaverica può essere influenzata da diversi fattori che possono essere distinti in:
- Fattori intrinseci: trofismo muscolare e intensità dell’affaticamento dei singoli muscoli al momento del decesso.
- Fattori estrinseci: temperatura esterna.
Il fenomeno è più appariscente nei cadaveri di individui muscolosi, ma, a parità di massa muscolare, si manifesta con maggiore intensità se all’atto del decesso esisteva una condizione di fatica. Ciò si verifica in modo spiccato nelle morti improvvise avvenute nel corso di un intenso lavoro muscolare, in seguito ad infezione tetanica, ad avvelenamento da stricnina, a malattie convulsive in genere. Per contro i muscoli atonici per malattie esaurienti, tanto più se affetti da eventi degenerativi, si irrigidiscono debolmente e per breve tempo.
La temperatura elevata accelera la manifestazione della rigidità, che è invece rallentata dalle basse temperature.
Fonte: http://medicinapertutti.altervista.org/ |
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