“… adrenalina 1 mg, vai col massaggio più profondo, tornato in FV, scarica, via tutti, riprendi subito il massaggio, attento alla vena che si strappa, porta la bombola nuova dell’ossigeno, I-gel inserito, sappiamo qualcosa di più, guarda che ci sono i parenti, etCO2 1.4, quanto tempo è passato…”
L’Urgenza perfetta è costituita da quei momenti in cui riusciamo, in situazioni estremamente critiche come un arresto cardiaco, a mettere ordine tra le nostre emozioni e i nostri stati d’animo; quando ci sentiamo presenti, attenti e concentrati su quanto accade in noi e all’esterno. Dove siamo certi che stiamo dando il meglio di noi in situazioni che, solo chi fa il nostro mestiere può capire.
Vi siete mai sentiti in questo stato di “perfezione”? Di efficacia personale e professionale? Assolutamente presenti in un contesto molto spesso caotico e drammatico; dove il mistero della riuscita o meno di una rianimazione dipende da una infinita serie di circostanze oggettive e perché no misteriose?
Se avete vissuto questi momenti di grazia, avete sperimentato uno stato di “Flow” o “Peak Moments” o “Zona” o semplicemente “Flusso”.
Csikszentmihalyi, psicologo ungherese dal cognome impronunciabile, ha studiato a fondo il meccanismo dello stato di Flow, identificandone una struttura anatomofisiologica.
Se avete vissuto, durante un soccorso, uno o più di questi momenti, significa che ne avete sperimentato il potere.
I nove fondamenti caratterizzanti lo stato di Flow sono:
- L’equilibrio sfida-abilità, ovvero la coincidenza tra abilità e opportunità di azione.
- La fusione azione-consapevolezza.
- La chiarezza di obiettivi e di intenti.
- Feedback relativi alla performance e rispetto all’obbiettivo.
- La concentrazione sul compito.
- Il senso di controllo.
- La perdita della consapevolezza di sé.
- La trasformazione del tempo.
- L’esperienza auto-telica ovvero la motivazione intrinseca.
E allora una bella domanda che potremmo porci noi soccorritori potrebbe essere: “ma posso entrarci quando voglio in uno stato di Flow?
Prima di tutto vorrei porre l’attenzione a cosa ci impedisce di entrarci, ovvero cosa deve accadere per farci sbattere la porta in faccia dallo stato di Flow:
- Mancanza di autocontrollo sulle emozioni.
- Un elevato livello di ansia.
- Preoccupazioni esterne.
- Cattivo umore.
- Eccessiva apprensione rivolta al risultato.
Accedere allo stato di Flow permette di raggiungere risultati straordinari sviluppando uno dei talenti più preziosi: motivare se stesso e gli altri.
Ma dove trovare le risorse per alimentare la nostra motivazione? Il motore della motivazione è sempre uno: l’emozione. Tutte le teorie sulla motivazione partono dalle emozioni e dalla capacità di dominarle in vista del raggiungimento di un obiettivo.
Quali sono i carburanti propulsivi che alimentano la spinta motivazionale?
Sicuramente la pratica di tecniche che permettono una maggior consapevolezza e attenzione; vedremo nei prossimi articoli un percorso di “Mindfulness” strutturato per chi opera nell’urgenza.
Un cammino di conoscenza di se stessi, in un ambito, quello del soccorso, in cui lo stress funziona da freno a mano tirato. La formazione continua, che permette di acquisire competenze tecniche memorizzate a livello somatico e non per ultimo, lo sviluppo di un senso di autoefficacia personale, o “agentività”.
Il soccorritore sdraiato sotto una macchina accartocciata, che cerca di estricare un paziente traumatizzato nel miglior modo possibile… Il pompiere che maceria dopo maceria cerca di liberare una persona sepolta da un crollo… Il poliziotto che grazie ad un lavoro di negoziazione libera degli ostaggi… sono solo pochi esempi di esperienze dello stato di flow.
Concludendo, la condizione di Flow predispone la performance e genera stati di Peak Performance, visto che assomma le condizioni mentali più favorevoli per una prestazione professionale ottimale.
Ritorneremo a parlare di Flow, e sarebbe interessante raccogliere le vostre testimonianze in merito ad interventi vissuti in questo stato di Peak Performance.
Articolo redatto da Gian Luca Marinello |
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