Parte prima
Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande.
ANONIMO, citato da CHARLIE BROWN
…Appena il tempo di chiudere la scheda precedente e suona l’allarme per un Rosso, incidente in autostrada. Le informazioni sono poche, e Piernando inizia a inveire mentalmente con “quelli della centrale” che belli seduti sulle loro poltrone non capiscono un caxxo. Durante il tragitto per il luogo inizia ad agitarsi perché il suo collega, fresco di diploma, non è a suo avviso ancora pronto per lavorare da solo, avrebbe dovuto fare ancora un periodo di accompagnamento. Sceso dal veicolo si avvicina di corsa al luogo dell’evento, fa il conto veloce dei potenziali pericoli e delle vie di fuga e si avvicina al paziente, ancora seduto sul sedile di guida. Durante l’estricazione il paziente inizia ad avere una importante dispnea, una SpO2 di 81%, Pressione Arteriosa Sistolica di 75 mmHg e l’ispezione del torace evidenzia un volet costale, assenza del murmure vescicolare a sinistra, confermando i timori di Piernando: “Pneumotorace Iperteso”. Lo specialista ha uno stimato di arrivo sul posto di 20 minuti, e il paziente sta peggiorando visibilmente…
“Ma sono proprio sicuro che sia da decomprimere? E se mi sbagliassi? E se non fossi in grado di mettere in atto la procedura corretta? E se il paziente muore? Santo cielo non mi ricordo più niente”
FERMATI – RESPIRA – OSSERVATI – PROCEDI OLTRE
L’attenzione è una risorsa mentale sottile, sfuggente, invisibile quasi, e per questo generalmente poco considerata. Eppure riveste una rilevanza enorme rispetto al modo in cui affrontiamo la vita, ci mette in connessione con il mondo, modellando e definendo la nostra esperienza.
I suoi effetti, come hanno spiegato in questi ultimi anni le neuroscienze, si fanno sentire nella maggior parte delle cose che facciamo. Dall’autoconsapevolezza, fondamento della gestione del proprio sé, all’empatia, radice della competenza nelle relazioni con gli altri. Gli ambienti in cui viviamo, pieni di tensioni, tentazioni e obiettivi contesi, tendono a confonderci, e la nostra capacità d’attenzione è fondamentale per trovare un’armonia che lasci spazio sia alla felicità sia alla produttività. “Il funzionamento dell’attenzione è in gran parte assimilabile a quello di un muscolo: se la usiamo poco si infiacchisce, mentre se la facciamo lavorare bene acquista vigore” come riporta Goleman nelle sue ricerche sull’intelligenza emotiva e sociale.
L’attimo presente è un “punto di svolta”, uno spazio temporale in cui si ha la possibilità di poter scegliere di prestare attenzione alle intenzioni, ed entrare in contatto con la natura più sincera di cuore e mente.
Nel corso degli ultimi anni un’antica arte meditativa, la Mindfulness, si è imposta all’attenzione della comunità scientifica, della medicina, della psicoterapia, e persino del mondo del lavoro e del business. Parte del suo successo è legato al fatto che la Mindfulness non è solo una forma di meditazione, ma un insegnamento tanto pratico quanto profondo che riguarda i fondamentali del rapporto con se stessi e con il mondo. La Mindfulness è diventata un fenomeno culturale di portata straordinaria: è raccomandata da linee guida governative, viene studiata al ritmo di decine di rigorosi studi clinici ogni mese riguardanti praticamente tutte le malattie, dalla depressione alla psoriasi, e il numero di professionisti che decidono di adottarla nella loro pratica clinica cresce a vista d’occhio.
La Mindfulness è una forma di meditazione, ma per comprenderne davvero l’utilità torniamo alla sua definizione corrente coniata da Jon Kabat-Zinn verso la fine degli anni Settanta che è, ancora oggi, il riferimento fondamentale per i clinici e i ricercatori di tutto il mondo: “prestare attenzione deliberatamente al momento presente con attenzione non giudicante”.
Come si può vedere, in questa definizione non compare affatto la parola “meditazione” e ancor meno vi compare la parola “tecnica”. La definizione corretta di Mindfulness ha a che fare con un certo uso dell’attenzione, deliberato e non giudicante, nella vita, come nella pratica meditativa. Per gran parte del tempo noi agiamo in modo “distratto” senza prestare attenzione a quel che facciamo, pensando senza accorgerci di pensare, e sentendo senza rendersene conto di sentire sia le nostre emozioni sia il nostro corpo.
Praticare la Mindfulness significa prestare, almeno a volte, un po’ più di attenzione alla nostra esperienza, soprattutto quando la nostra distrazione ci porta ad agire in modo non costruttivo, o persino tossico e distruttivo.
E tal pratica non è separata dalla vita: in qualsiasi momento è possibile rivolgere la nostra attenzione alla nostra esperienza, cogliere i nostri pensieri, le nostre emozioni e le sensazioni del corpo. Quante volte ci accorgiamo di essere stressati, o persino di star male solo quando la situazione è precipitata al punto in cui diventa impossibile non accorgersene. A volte è sufficiente una maggiore attenzione per cogliere in largo anticipo le nostre reazioni e di porvi rimedio prima che sortiscano conseguenze negative.
Il “fermati/respira/osservati/procedi oltre”, riporta la nostra attenzione al momento presente. Non è nulla di magico, di impossibile, ne tantomeno una pratica da super eroi asceti. Personalmente, in questi anni vissuti nell’emergenza sanitaria, la Mindfulness mi ha permesso di superare momenti particolarmente stressanti legati alla nostra professione: turni, conflitti, interventi con una carica emotiva a dir poco esplosiva.
Articolo redatto da Gian Luca Marinello |
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