Prima parte
Cosa accomuna uno psicologo, premio Nobel in economia nel 2002 con il soccorso extra ospedaliero? E perché potrebbe essere interessante conoscere le sue teorie?
Nel lontano 1979, Daniel Kahneman pubblicò un meraviglioso articolo in cui evidenziò che le persone “non si comportano come macchine quando devono operare una scelta. Considerazioni emotive e sociali influiscono sulle nostre decisioni, spesso per valide ragioni e in modi abbastanza prevedibili”.
Secondo Kahneman il nostro cervello è suddiviso in due sistemi che guidano la nostra attività cerebrale. La combinazione di questi due, definiti “sistema lento e veloce”, ci rende estremamente pronti ad affrontare le situazioni di urgenza generate dalla nostra attività.
Il sistema lento controlla ciò che facciamo in modo deliberato e consapevole. Localizzato principalmente nella corteccia prefrontale, è responsabile dei nostri ragionamenti, intesi sia come pensieri logici (applicazione del protocollo appropriato), sia come la ricerca di trovare la soluzione migliore in contesti inusuali, come ci capita spesso nella nostra professione. Inoltre è responsabile del nostro autocontrollo e della nostra capacità di fare previsioni (tratto il paziente in questo modo e posso aspettarmi quest’altro). Va da se che il concetto di autocontrollo è fondamentale nella regolazione emotiva del soccorritore; permette di mantenere la calma quando tutto intorno è caos, rumore e disperazione. L’autocontrollo ci permette di mantenere la concentrazione in presenza di quella quantità enorme di distrazioni che solo un intervento d’urgenza riesce a generare. Insomma, quando questo sistema è attivato ci rende estremamente performanti, produce comportamenti efficaci e ci fa lavorare al meglio… Ma…
Possiede una capacità limitata, infatti si affida principalmente sulla nostra memoria di lavoro, intesa come taccuino dei nuovi dati in entrata e raccolta di file esperienziali (la nostra biblioteca dove abbiamo immagazzinato le informazioni). Altro limite è che gestisce contemporaneamente sette informazioni diverse contemporaneamente (recenti studi l’hanno abbassato addirittura a quattro).
Immaginate la sequenza: Paziente U, FR 32, SpO2 75, MV assente a dx, FC 121 irregolare, PAS 95, anisocorico, GCS 2/2/2, posa la vena, monitoraggio, infusioni calde, cosa è successo, allarma specialista, elisoccorso disponibile, c’è sangue, infusioni calde, vena strappata, cosa succede a mio marito, c’è fumo, ma che odore è questo… ecc!
Il sistema veloce lavora in modo rapido, automatizzato, evitandoci di pensare consciamente ad ogni singola azione, riuscendo ad attivare il nostro pilota automatico nelle azioni routinarie del soccorso, setacciando le informazioni più importanti, stabilendo priorità di intervento. Insomma, questo sistema è in grado di semplificare la nostra realtà, applicando la regoletta “opzione più ovvia –uguale- a opzione migliore”… Ma…
A volte questa soluzione, seppure sia indispensabile nella ricerca di soluzioni pratiche e immediate, può creare errori di valutazione e generare il susseguirsi di errori di trattamento e cura sul paziente (Swiss Cheese Model che vedremo prossimamente).
E la domanda che mi sono posto tempo fa è stata: “come posso utilizzare i due sistemi al meglio nelle urgenze?”
Lo vedremo nel prossimo articolo!
Articolo redatto da Gian Luca Marinello |
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