Seconda parte
Prima di tutto, scordatevi ricette magiche, scorciatoie, segreti alchemici o peggio ancora un manuale di self help per soccorritori che promette di diventare belli, ricchi e famosi in 21 giorni. Una cosa che ho imparato nella mia vita è che per “avere culo bisogna farsi il culo”, impegnarsi, sperimentare, fare errori, sbagliare e sbagliare e poi ancora, perché no, sbagliare e sperimentare. Altra cosa importante, da parte mia nessun consiglio, protocollo da seguire e non (NON) possiedo nessun libretto delle istruzioni valido per tutti, pensate che il mio lo sto ancora revisionando e rimarrà sempre una bozza di lavoro.
Dopo questa doverosa premessa, come fare per integrare il sistema lento e il sistema veloce?
Al primo posto metto le competenze tecniche. Se devo apprendere una tecnica del soccorso, come ad esempio la posa di un collare cervicale, lo devo mettere e togliere, mettere e togliere, finché questo non diventi un automatismo. Se voglio essere al massimo delle mie performance, questo benedetto collare, in fase di formazione/simulazione, lo devo posare in tutte le situazioni incredibili e pazzesche. Simulare di assistere un paziente che indossa cappotto, eco pelliccia, sciarpa, orecchini pendenti di 14 kg, cappello e altro, crea nel nostro cervello strade neuronali che semplificano (non facilitano) il nostro lavoro. Durante questa fase è indispensabile avere a fianco un formatore/istruttore con i contro… Il feedback deve essere istantaneo e rivolto a correggere eventuali errori di tecnica. Ho preso l’esempio del collare cervicale, ma credo che si possa estendere a tutte le tecniche del soccorso extra-ospedaliero. Durante le prime fasi di istruzione creiamo piccoli sentieri di apprendimento neuronale, con la ripetizione e i feedback, questi sentieri diventano strade, sempre più grandi e facili da percorrere.
E poi imparare a fare finta.
Una delle caratteristiche del nostro lavoro è l’imprevedibilità. Quante volte ci diciamo “ogni intervento è diverso dall’altro”. Provate anche solo mentalmente questo esercizio del “Se… Allora…”
Se trovo un paziente cosciente seduto sul sedile posteriore di un auto che ha subito un urto frontale ad alta velocità contro un muro, Allora dopo aver verificato la sicurezza mi avvicino e inizio a mantenere l’immobilizzazione del rachide cervicale manualmente…
Con il Se… Allora… si può creare un archivio infinito di casi, pronti all’uso. Unica regola, a mio avviso è che i casi devono essere reali. Inutile perdere tempo in ipotetici extraterrestri del pianeta vattelapesca che hanno un collo di tre metri per quattro.
E per finire, la Mindfulness…
La regolazione emotiva si può imparare tramite alcune tecniche di consapevolezza. Ho già scritto di Mindfulness, quello che posso dirvi è che è un viaggio, una scoperta di se stessi.
Una definizione di emozione che mi piace è quella data da Jhon Medina, “Le emozioni sono come post-it che dicono al cervello di prestare attenzione a qualcosa”.
Ne parleremo ancora di emozioni, legate in modo indissolubile con il nostro lavoro. Personalmente ho trovato stabilizzante (per me) iniziare un protocollo di Mindfulness. Si trovano tantissimi libri su questo argomento, e se volete un link di un esperto in questo campo, sicuramente Gennaro Romagnoli, psicologo e psicoterapeuta di Padova saprà illuminarvi: http://www.psicologianeurolinguistica.net/
Articolo redatto da Gian Luca Marinello |
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