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Senti dai mass media che il maltempo ha colpito la zona dove abitano alcuni tuoi amici. Cerchi di comprendere meglio cosa è successo, ti informi e capisci che si trovano nel bisogno. Li chiami e chiedi se hanno necessità del tuo aiuto. Rispondono di sì e tu parti in loro soccorso. In parole semplici è iniziata così la spedizione dei pompieri di Bellinzona in Abruzzo lo scorso gennaio.
Preparativi
La nevicata che ha toccato l’Abruzzo nel corso del mese di gennaio è stata una delle più importanti degli ultimi 100 anni. Dopo le abbondanti precipitazioni registrate nei giorni intorno all’Epifania, domenica 15 gennaio è giunto un nuovo fronte ciclonico che ha scaricato per le successive 96 ore un volume di neve fuori dal comune. Ma a mettere in crisi la regione appenninica ci hanno pensato quattro scosse di terremoto di magnitudo superiore ai 5 gradi sulla scala Richter, giunte una in fila all’altra mercoledì 18 gennaio. Il binomio sisma e nevicata straordinaria è stato il colpo che ha messo al tappeto una popolazione già duramente provata dagli elementi naturali nel corso dei mesi precedenti.
È in questo frangente che si sono riattivati i contatti tra i pompieri di Bellinzona e i vigili del fuoco di Teramo, relazioni che erano iniziate una quindicina di anni fa, quando gli italiani erano giunti in Ticino per assistere ad un esercizio chimico in una galleria leventinese dell’A2. Di fronte alla richiesta di aiuto giunta dall’Abruzzo, nel giro di 24 ore il corpo di Bellinzona si è messo in moto: dopo il consenso delle autorità comunali e cantonali, hanno avuto inizio i preparativi per la partenza che hanno visto il coinvolgimento di numerosi militi, tra i quali alcuni impossibilitati ad unirsi al distaccamento. A partire sono stati in tutto 17 pompieri, tra cui il comandante Samuele Barenco, accompagnati da un soccorritore del servizio ambulanza Tre Valli Soccorso.
La richiesta della provincia teramana comprendeva pure delle frese neve cingolate, istanza girata subito alla Divisione delle costruzioni del canton Ticino: quest’ultima, complice anche lo scarso innevamento alpino, non ha esitato a fornire il proprio contributo mettendo a disposizione personale e macchinari usualmente destinati ai passi del San Gottardo, della Novena e del Lucomagno.
In missione
Il convoglio si è messo in moto il pomeriggio di sabato 21 gennaio per giungere alle 2 di notte dopo un viaggio di oltre 10 ore. Domenica 22 il distaccamento si è presentato presso il centro coordinamento neve della provincia di Teramo, situato nel capoluogo, per essere assegnato al proprio settore di lavoro. La decisione delle autorità è stata di supportare altri enti in aiuto presso il comune di Pietracamela, un villaggio di 270 abitanti con una superficie di 44 km, situato a 1000 metri sul livello del mare e distante circa 1 ora di viaggio dal capoluogo. Giunti sul posto lo scenario era impressionante: il paese era sommerso da oltre due metri di neve, l’accesso alle case era difficoltoso e le strade che collegavano le frazioni erano ancora impraticabili. I lavori di sgombero sono iniziati proprio nel centro del paese con i trattorini Kubota della città di Bellinzona, nell’attesa dell’arrivo delle grandi frese partite dal Ticino qualche ora dopo.
Va detto che la superficie di Pietracamela è pari a quella dell’intero Malcantone, tra l’altro con una geografia simile, contraddistinta da lunghe strade che fendono i declivi montuosi per collegare le diverse frazioni. La decisione di portare in Abruzzo anche questi enormi fagocitatori di neve si è pertanto rivelata azzeccata: grazie ad esse è stato possibile ripristinare la lunga rete di collegamenti stradali verso le frazioni di Cerqueto, Intermesoli, Prati di Tivo e la centrale elettrica che alimenta tutta la regione.
Ma a patire i disagi della neve vi erano anche le aziende agricole: difatti uno dei lavori svolti dai militi ticinesi è stato lo sgombero, o meglio, la riemersione di una stalla di cavalli completamente coperta dalla neve. Gli animali stavano bene, mentre fortunatamente la struttura ha retto al peso. Meno fortunati sono stati dei cavalli allo stato brado, simili a quelli del Bisbino, alcuni dei quali non sono sopravvissuti agli elementi della natura.
Il contingente di pompieri era composto da variegate figure professionali che sono state utili alla popolazione locale: ad esempio, un milite di professione ingegnere civile ha potuto fornire la propria consulenza sulla staticità di alcune strutture edili, al meccanico è stato chiesto di riparare un macchinario di proprietà del comune abruzzese, i selvicoltori hanno liberato le strade dagli alberi caduti. Partiti con il semplice intento di spalare neve, ognuno ha potuto dare un ulteriore contributo grazie alle proprie conoscenze professionali
L’aspetto umano
Il 2016 è stato un annus horribilis per la popolazione del centro Italia: dal 24 agosto al 23 gennaio è stata registrata una sequenza sismica di circa 49’000 scosse, 20 delle quali con magnitudo superiore ai 4.5 gradi sulla scala Richter. L’ultima riacutizzazione dei terremoti si è avuta il 18 gennaio 2017 quando gli abitanti stavano già subendo i grossi disagi della neve. Il distaccamento ticinese arrivato in Abruzzo non ha tardato a rendersi conto che alla popolazione non serviva solo una mano: occorreva anche un po’ di buonumore e contatto umano. Dopo l’iniziale e comprensibile circospezione, con gli abitanti si è instaurato un bel rapporto che alla fine si è trasformato in amicizia, con invito a tornare sugli Appennini la prossima estate.
Insegnamenti
Partecipare a questo genere di missioni non è usuale, tantomeno prevedibile. Il rischio di giungere sul posto e accorgersi di aver dimenticato qualcosa in Ticino, distante 700 km, era più che concreto, ma fortunatamente la preparazione è stata accurata e bene o male si è potuto far fronte alle varie esigenze. Fondamentale e molto apprezzata è stata la collaborazione con i servizi comunali della città di Bellinzona e con i servizi tecnici del canton Ticino, i quali hanno manifestato grande sensibilità e si sono adoperati per mettere a disposizione mezzi e personale di supporto.
Ottima la collaborazione con il centro coordinamento della provincia di Teramo: sin da subito è stato creato un clima costruttivo e di reciproca intesa che si è protratto per tutto il tempo dell’impiego.
Difficile per contro è stata la gestione dei mass media: la notizia della partenza del distaccamento di Bellinzona ha avuto un impatto decisamente inatteso sugli organi di informazione. Pur avendo organizzato in Ticino un addetto stampa, in Abruzzo il comandante è stato continuamente sollecitato per interviste e dichiarazioni varie, distogliendolo dal lavoro pratico sul terreno. Si dovesse decidere di ripetere una missione simile è da prevedere l’ingaggio di un ufficiale che si occupi interamente della gestione della stampa sul luogo: in questo modo si potrà sgravare chi avrà da gestire la condotta.
Mezzi / effettivi
Pompieri Bellinzona
17 militi
1 veicolo fuoristrada
3 veicoli trasporto persone
1 veicolo trasporto materiale
2 rimorchi
2 trattori Kubota con frese neve
diverso materiale pioniere e di supporto
Sanitari
1 soccorritore professionale
Divisione costruzioni del canton Ticino
2 frese cingolate di grandi dimensioni Intrac di proprietà del Cantone Ticino, di regola utilizzate per la riapertura dei passi del Gottardo e della Novena, con 4 addetti
Altri contributi da enti privati
1 fresa Rolba della ditta Scaresa SA di Olivone, di regola impiegata sul passo del Lucomagno, con 2 addetti
1 trattore New Holland con fresa della ditta Ecomac SA di Biasca, con 6 selvicoltori dell’Afor Group
Immagini:
Commenti alle fotografie
- La neve arriva fino all’altezza dei numeri civici delle abitazioni
- L’alloggio è stato organizzato presso l’asilo in disuso del paese
- Il trattorino Kubota in azione lungo un viottolo
- Le frese dei passi alpini possono affrontare cumuli di neve fino a 10 metri d’altezza
- Due frese in azione lungo la strada che porta a Prati di Tivo
Fonte: http://www.pompieri.ch – Iten Michele Casari |
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