FFS, sveglia! Un uomo va in arresto cardiaco e viene salvato per miracolo (e per caso) da un dipendente del Cardiocentro che viaggiava sullo stesso Eurocity tra Paradiso e Melide. Ma sui treni non c’è il defibrillatore. Claudio Benvenuti: “Non sempre c’è il lieto fine…”
Un episodio avvenuto la scorsa settimana rilancia la necessità di dotare i treni dell’apparecchio salva vita. Il direttore della Fondazione Ticino Cuore: ” Pensate se dovesse succedere la stessa cosa all’interno della galleria Alptransit, dove, almeno per mezz’ora, il treno non può nemmeno fermarsi…”
MELIDE – Tragedia sfiorata sull’Euro City diretto a Milano la scorsa settimana. Un passeggero ha infatti accusato un arresto cardiaco poco dopo la fermata di Paradiso, seminando grande apprensione tra gli altri viaggiatori.Fortunatamente, sullo stesso convoglio, era in viaggio anche un dipendente del Cardiocentro, il quale ha prontamente soccorso l’uomo praticandogli il massaggio cardiaco.
Nel frattempo, gli altri passeggeri hanno azionato il freno d’emergenza. Alla stazione ferroviaria di Melide – la più vicina – si è verificata una seconda fortunata coincidenza. Un gruppo di sanitari della FFS era in azione nei paraggi e ha così potuto immediatamente procedere alla rianimazione dello sfortunato protagonista grazie al defibrillatore.
A quasi una settimana di distanza dal malore, le condizioni dell’uomo sono in progressivo miglioramento, ma una domanda sorge spontanea: perché il defibrillatore non era sul treno?
Abbiamo sottoposto il quesito al direttore della Fondazione Ticino Cuore Claudio Benvenuti. “È un tema a cui teniamo moltissimo – ci risponde –. In tempi non sospetti abbiamo proposto alle FFS l’introduzione dell’apparecchio anche sulle tratte nord-sud. Ci hanno risposto che la questione non era prioritaria e che stavano già apportando alcune modifiche sui convogli oltre Gottardo”.
“Non sempre c’è il lieto fine – prosegue Benvenuti –. Non ci si può sempre affidare a fortunate circostanze come nell’ultimo caso. Pensate se dovesse succedere la stessa cosa all’interno della galleria Alptransit, dove, almeno per mezz’ora, il treno non può nemmeno fermarsi….”. La questione, tra l’altro, era stata anche sottoposta al Consiglio Federale da Fabio Regazzi. Il Consigliere Nazionale PPD aveva infatti presentato al Governo una domanda , con un preciso riferimento alla nuova galleria.
A suo tempo la Fondazione Ticino Cuore si era detta disposta “a gestire la rete d’apparecchi, ma non ci è stato dato ascolto. Il caso di settimana scorsa è emblematico: infarti e arresti cardiaci in treno possono capitare. È vero, parliamo di due casi ogni dieci anni, ma possiamo davvero sviare la questione perché parliamo di un caso ogni cinque anni?”.
Ad oggi, in Ticino, la sopravvivenza globale si aggira attorno al 14% e aumenta fino al 55% in caso di fibrillazione ventricolare. Numeri di rilievo che, secondo la lettura scientifica, collocano il nostro Cantone tra i migliori a livello internazionale. Merito soprattutto del Cardiocentro che ha promosso la Fondazione Ticino Cuore in collaborazione con la Fondazione Cantonale Ticinese Servizi Autoambulanze (FCTSA). Enti che promuovono sul territorio cantonale l’apprendimento della rianimazione cardiopolmonare di base e l’utilizzo dei defibrillatori.
“In Ticino – afferma Benvenuti –, abbiamo istruito circa 80’000 persone: da studenti delle medie a persone adulte e autorità. Il massaggio cardiaco immediato triplica le possibilità di sopravvivenza”.
E aggiunge: “Settimana scorsa, per fortuna, l’uomo colpito da un malore è stato assistito da un dipendente del Cardiocentro, ma se non ci fosse stato lui avrebbero potuto esserci altri passeggeri ‘formati’”.
L’importanza di installare i defibrillatore sui convogli ferroviari, specie quelli a lunga percorrenza, resta prioritaria. “Auspico – continua Claudio Benvenuti – che quanto accaduto settimana scorsa non venga trattato come un caso isolato, ma che possa fungere da esempio e da “stimolo” per le FFS”.
E magari potrebbe anche riaprirsi il dialogo tra la Fondazione Ticino Cuore e le ferrovie. Anche se, chiarisce il nostro interlocutore, “al momento non abbiamo più rapporti con loro. Onestamente, non so nemmeno se siano al corrente di quanto è successo. Abbiamo preso atto della loro decisione, sperando che possano ripensarci per un Ticino più sicuro e al passo coi tempi”.
Fonte: https://www.liberatv.ch |
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