Dal 2014 sul territorio ticinese i soccorritori First Responder vengono allertati con una notifica push. Ticino Cuore: «In caso di arresto cardiaco registriamo un tasso d’intervento del 98%»
Una notifica push sullo smartphone e tremila soccorritori sanno che c’è bisogno di loro: qualcuno ha avuto un arresto cardiaco. È la rete dei cosiddetti First Responder (comuni cittadini ma anche personale di enti di soccorso) che in tutto il Ticino hanno dato la loro disponibilità a intervenire prima dell’arrivo dell’ambulanza. Una rete che un tempo era gestita con gli sms, ma che dal 2014 fa affidamento su un’app appositamente sviluppata dalla ticinese DOS Group. E che ora sta facendo scuola oltre San Gottardo e anche al di fuori dei confini nazionali. «Il sistema è stato implementato a Berna e Friburgo, mentre altri cantoni lo stanno valutando. All’estero sarà introdotto in Lombardia e c’è interesse da parte di alcuni paesi europei» ci dice Claudio Benvenuti, direttore della Fondazione Ticino Cuore.
Dagli SMS alla geolocalizzazione – È grazie alla diffusione degli smartphone e della geolocalizzazione che la rete ha potuto fare un importante passo tecnologico. «Prima del 2014 i First Responder venivano allertati con un SMS – ci spiega – per confermare la loro disponibilità a intervenire, dovevano telefonare al 144: in questo modo tenevano impegnato un operatore della centrale». Ora una notifica push comunica il luogo in cui è si è verificato un arresto cardiaco e il tempo previsto per l’arrivo dell’ambulanza. «Se il First Responder ritiene di essere nelle vicinanze, dà la propria disponibilità con un clic sul display dello smartphone». E a quel punto avviene la geolocalizzazione del First Responder che, se si trova più vicino dell’ambulanza, riceve tutti i dati sull’intervento. «Il tutto avviene automaticamente».
Aumenta il tasso di sopravvivenza – Il modello dei First Responder, che sul territorio ticinese ha fatto da apripista, «funziona molto bene». Ogni anno nel nostro cantone si contano circa 300-350 arresti cardiaci, quasi uno al giorno. «E da parte dei soccorritori laici registriamo un tasso d’intervento pari al 95-98%, quindi praticamente sempre qualcuno si attiva e arriva sul posto prima dell’ambulanza». In questo modo è possibile aumentare notevolmente la possibilità di sopravvivenza del paziente, che dal 2005 è passata dal 17 al 57%. «A livello svizzero si aggira attorno al 10%» sottolinea Benvenuti. In caso di attacco cardiaco è infatti fondamentale che il primo intervento avvenga entro cinque minuti, soprattutto con il massaggio cardiaco.
E il defibrillatore arriverà con il drone – Nella sopravvivenza dei pazienti con arresto cardiaco fanno la loro parte anche i defibrillatori presenti sul territorio. «Quando siamo partiti nel 2005, in Ticino si contavano sedici apparecchi, in particolare nelle strutture sportive di Lugano e in alcune aziende». Oggi se ne contano circa 1’200, di cui un terzo è in dotazione agli enti di soccorso. E nel frattempo la Fondazione sta portando avanti un progetto che prevede l’impiego di un drone per portare i defibrillatori nelle zone remote del nostro cantone. «Quelli pubblici vengono utilizzati sempre di più, attualmente una sessantina di volte all’anno» conclude Benvenuti.
Fonte: https://www.tio.ch/ |
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